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Italia, che surplus
L’export si conferma la componente più dinamica della nostra economia. Dopo aver registrato nel 2016 un avanzo commerciale record grazie a un forte incremento delle vendite verso Giappone e Cina e a un calo dell‘import dalla Russia, lo scorso anno l’Italia aveva registrato un surplus della bilancia commerciale di 51,566 miliardi di euro a fronte dell‘avanzo di 41,807 miliardi del 2015, il livello più alto dal 1991, anno di inizio della serie storica. Secondo Eurostat, nel 2016 il surplus commerciale dell‘Italia (che al netto dell‘energia sarebbe stato pari a 78 miliardi) è risultato il terzo più alto nell‘Ue, dietro a Germania (257,3 miliardi) e Paesi Bassi (59,9). Ultima della lista la Gran Bretagna, con un deficit di 204,5 miliardi di euro.
Nel 2016 l‘export italiano è cresciuto anno su anno dell‘1,1%, con un incremento particolarmente accentuato delle vendite verso Giappone (+9,6%), Cina (+6,5%), Repubblica Ceca (+6,4%), Spagna (+6,1%) e Germania (+3,8%). La flessione dell’import (-1,4%) è principalmente determinata dagli acquisti dalla Russia (-26,3%)”, spiega Istat. Nel dettaglio, il saldo della bilancia con i paesi dell’Ue nel 2016 è stato pari a 11,698 miliardi, a fronte dell‘avanzo di 8,585 miliardi registrato nel 2015.
Anche quest’anno, secondo i dati Istat, prosegue il trend positivo. A settembre 2017, rispetto al mese precedente, le esportazioni sono in aumento del 2,0% mentre le importazioni registrano una flessione del 3,4%. L’incremento congiunturale delle vendite verso i paesi extra Ue è esteso a quasi tutti i raggruppamenti principali di industrie. L'energia (+12,7%) e i beni strumentali (+5,6%) registrano incrementi particolarmente intensi. Sono in flessione, invece, i beni intermedi (-4,3%) e i beni di consumo durevoli (-3,2%). Dal lato dell'import, la flessione congiunturale è estesa a tutti i raggruppamenti principali di industrie, a eccezione dei beni di consumo non durevoli (+0,5%). I beni di consumo durevoli (-8,6%) e i beni strumentali (-6,3%) registrano un calo più marcato della media.
Nell’ultimo trimestre, la dinamica congiunturale dell'export verso i paesi extra Ue, risulta positiva (+1,2%) ed estesa a tutti i raggruppamenti principali di industrie. Nello stesso periodo, le importazioni sono invece in netto calo (-3,4%), un dato particolarmente ampio per i beni strumentali (-11,7%) e i beni di consumo durevoli (-6,8%). Contrastano la tendenza decrescente i beni intermedi (+2,1%) che registrano un aumento rispetto al trimestre precedente. A settembre 2017, le esportazioni sono in forte aumento su base annua (+8,1%, che passa a +10,0% eliminando l'effetto prodotto dal diverso numero di giorni lavorativi). La crescita è marcata per l'energia (+46,4%) e per i beni strumentali (+10,1%); di intensità minore per i beni di consumo non durevoli (+8,0%) e i beni di consumo durevoli (+5,3%).
Anche le importazioni sono in espansione (+4,7%), che aumenta a +6,5% eliminando l'effetto prodotto dal diverso numero di giorni lavorativi) coinvolgendo tutti i comparti a eccezione dei beni strumentali (-9,0%) e dei beni di consumo non durevoli (-0,2%). Il surplus commerciale (+3,540 miliardi) è in aumento rispetto a quello dello stesso mese del 2016 (+2,89 miliardi). Il surplus nell’interscambio di prodotti non energetici (+5,75 miliardi) è in forte crescita rispetto a settembre 2016 (+4,86 miliardi).
A settembre 2017, le esportazioni verso Russia (+21,8%), Cina (+18,7%), paesi Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela; +15,1%), Stati Uniti (+8,3%), Giappone (+7,3%) e paesi Asean (+5,9%) proseguono l’incremento, rallentando rispetto al tasso di crescita rilevato dall’inizio dell’anno. La Turchia (+21,3%) e la Svizzera (+5,0%) invece, proseguono l’incremento, aumentando la crescita rilevata dall’inizio dell’anno. Continua la flessione delle vendite verso i paesi Opec (-5,4%). A settembre 2017, le importazioni da India (+16,2%), paesi Opec (+13,3%), Russia (+7,4%), Stati Uniti (+4,0%) e Cina (+3,0%) proseguono l’incremento, rallentando la crescita rilevata dall’inizio dell’anno. Sono in flessione gli acquisti da Svizzera (-9,7%), paesi Asean (-8,7%), Giappone (-8,1%) e Turchia (-1,2%).