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Il ritmo della crescita preoccupa la Bce

30/04/2018

Alcuni fattori stanno impedendo all’economia continentale di mantenere la stessa velocità di crociera anche nel 2018, tuttavia, il governatore ritiene che anche il 2018 si chiuderà con un risultato positivo, grazie al supporto dei consumi e del mercato del lavoro

Nel corso della press conference Draghi ha spiegato che l’anno scorso il Pil dell’eurozona è cresciuto del 2,4%, registrando la variazione positiva più sostenuta dal 2007. Il livello di rischio per l’economia dell’eurozona si alimenta in particolare del maggior peso assunto da fattori esterni come la tendenza all’adozione di politiche protezioniste.

Il governatore ha espresso una posizione neutrale di fronte alla serie di dati macro economici non eccezionali e ha mantenuto un punto di vista positivo sulla dinamica espansiva dell’Eurozona. Ha difeso la perdita di slancio attribuendola a fattori quali il maltempo, gli scioperi e le festività Pasquali. I vari indicatori di inflazione di fondo restano modesti e non mostrano segni di un significativo andamento al rialzo.

Per quanto riguarda il QE, i membri della Banca centrale europea si sono astenuti dal discutere della fine degli acquisti di asset e hanno ribadito che continueranno ad acquistare 30 miliardi di euro di asset al mese almeno fino alla fine di settembre. Inoltre Draghi ha segnalato che gli investitori non dovrebbero prestare attenzione al recente calo degli acquisti di obbligazioni societarie. Detto questo, le prospettive di medio periodo della Bce rimangono inalterate.

Come di consueto, Draghi ha invitato i governi dei paesi membri dell’eurozona ad aumentare gli sforzi necessari a mettere in moto le riforme necessarie a stabilizzare le economie locali. Il controllo del debito pubblico viene sempre citato come variabile da controllare per fare in modo che l’euro possa aumentare il suo grado di resilienza alle crisi internazionali. In quanto alla valuta unica, Draghi ha specificato che vigilerà sul cambio perché rappresenta una variabile importante per l’influenza esercitata su inflazione e crescita.

Per quanto riguarda i recenti movimenti che hanno interessato i mercati obbligazionari –in particolare quello statunitense- Draghi ha commentato che l’incremento dei rendimenti dei bond statunitensi era atteso perché Usa ed Europa si trovano in diverse posizioni del ciclo economico. Il governatore ha inoltre sottolineato che la spinta al rialzo dei rendimenti Usa arriva in parte anche dalle politiche fiscali volute dal Governo Trump.

Sebbene sia ancora fiduciosa nel fatto che l’economia sia su un percorso solido e che l’inflazione tornerà ai livelli target nei prossimi anni, il recente calo dei dati economici europei ha portato la BCE a mantenere un certo grado di cautela. Come riferito dal Presidente della BCE, Mario Draghi, in questo incontro, non sono stati discussi cambiamenti da apportare al percorso futuro di politica monetaria.

L’attenzione si è focalizzata piuttosto sulle valutazioni volte a comprendere se il declino dell’attività economica che perdura da inizio anno rappresenta una normalizzazione dopo le letture molto solide degli ultimi trimestri, o se piuttosto rappresenta l’inizio di un calo più significativo. Sembra che la BCE voglia aspettare fino al meeting di giugno, quando avrà a disposizione più dati e le previsioni economiche dello staff, prima di impegnarsi nei confronti di qualsiasi cambiamento di politica monetaria.

A cura di: Rocki Gialanella

Parole chiave:

bce draghi crescita inflazione
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