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Sei cigni neri per il 2019
Passiamo in rassegna alcuni dei cigni neri, gli avvenimenti occasionali che sarebbero in grado di sconvolgere le sorti dell’economia mondiale nel corso del 2019. che le principali società di gestione hanno individuato nei loro report di fine anno
Condono del debito nel Vecchio Continente
I condoni parziali di debito hanno rappresentato un fenomeno abituale nell storia europea. Attualmente, paesi come Italia, Spagna e Grecia devono fare i conti con rapporti debito/Pil nettamente superiori al 100%. Il condono di una parte dei debiti accumulati negli ultmi decenni potrebbe rappresentare un’opzione estrema per risolvere un problema atavico che destabilizza periodicamente il mercato obbligazionario. L’ipotesi da cigno nero è la seguente: nel 2019 il livello insostenibile di alcuni debiti, una rivolta populista, il rialzo del costo del denaro, la riduzione della liquidità da parte della Bce e la debolezza della crescita, ripropongono il problema della gestione del debito. Il contagio parte dall’Italia –che deve rifinanziare 300 mld di titoli di stato nel 2019- e provoca un rialzo dei rendimenti dei titoli francesi. La Germania si oppone ma la Bce approva l’acquisto del debito che eccede il 50% del Pil e garantisce la restante parte con l’emissione di eurobond. L’euro si svaluta sui mercati internazionali.
Trump licenzia Powell
Powell, governatore della Federal Reserve, continua ad aumentare il costo del denaro anche nel 2019 e Donald Trump decide di rimuoverlo dall’incarico perché lo ritiene pericoloso per le sorti della crescita economica statunitense. Trump nomina al suo posto Neel Kashkari presidente della Fed di Minneapolis, da sempre favorevole al mantenimento di una politica monetaria improntata su tassi bassi e su programmi di stimolo della liquidità. E’ il banchiere più dovish in seno alla Federal Reserve.
Parità nel cambio sterlina/euro
Il Partito Conservatore britannico si divide ulteriormente a causa della Brexit. Si convocano elezioni anticipate e il Partito Laburista vince con una maggioranza schiacciante. Jeremy Corbin viene nominato nuovo Primo Ministro e implementa una politica basata sull’aumento delle tasse e della spesa pubblica. La divisa britannica perde quota e tocca la parità con l’euro.
Aumentano i default societari
Il colosso General Electric non riesce a far fronte a 100 mld di debiti che scadono nei prossimi anni. Il panico si impossessa del mercato dei corporate bond in scia all’irrigidimento delle condizioni finanziarie voluto dalla Fed. La reazione a catena negativa sulla capacità delle imprese di onorare i propri debiti innesca una fuga in massa dai bond ad alto rendimento.
Scoppia la bolla speculativa sugli immobili in Australia
La crisi finanziaria del 2008 non ha coinvolto il mercato immobiliare australiano, che accumula un trend rialzista del 373% a partire dagli anni Sessanta. A questa situazione corrisponde un elevato rapporto tra il debito delle famiglie e il Pil (189%). Il castello speculativo si mantiene in vita solo grazie alle politiche a supporto del credito. La situazione australiana è talmente delicata da far ipotizzare che una crisi creditizia potrebbe abbattere in tempi stretti il mercato delle case e il sistema bancario del paese. A quel punto il Governo non avrebbe altra scelta se non quella di intervenire con un salvataggio da 300 miliardi di dollari australiani.
Germania in recessione
La locomotiva d’Europa entra in recessione a causa dei dazi sul settore dell’automobile e della mancata digitalizzazione di alcuni settori dell’economia domestica. L’uscita di Angela Merkel dalle scene della politica provoca una crisi di leadership politica e peggiora il contesto.