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Oro: molto vicino a quota 2.000 dollari
Oro a un soffio da 2000 dollari: a dargli forza contribuiscono le tensioni Usa-Cina, i nuovi focolai di coronavirus, l'incerteza economica globale, lo stress dei mercati e la debolezza del dollaro. La paura dell'inflazione e il tonfo dei rendimenti dei Treasury Usa completano lo scenario.
La corsa dell’oro continua senza soluzione di continuità: anzi, ha dato l’impressione di avere propellente per accelerare ulteriormente con l’avvicinarsi a quota di 2.000 dollari. In questi giorni, dopo avere stracciato il record segnato nel settembre 2011, ha spostato l’asticella del nuovo massimo assoluto a oltre 1.973 dollari. A dargli forza è un concorso di fattori che va dal quadro geopolitico mondiale a quello sanitario, dalle titubanze della congiuntura globale allo stress evidenziato da alcuni mercati finanziari e monetari. Un ‘motore’, a detta degli analisti, sufficiente a spingere il metallo giallo oltre la fatidica soglia dei 2.000 dollari/oncia già nel prossimo mese di settembre.
Il tonfo dei Treasury e le tensioni Cina-Usa
Sicuramente, affermano gli esperti, a suonare la carica dei prezzi dell’oro è stato il recente crollo dei rendimenti dei bond decennali statunitensi. I Treasury Usa, che rappresentano la cassaforte per molti investitori, sono infatti diventati meno remunerativi e per questo hanno visto nell’ultimo periodo molti deflussi a favore del metallo prezioso. L’ultima miccia è stata accesa invece dall’accresciuta tensione tra Stati Uniti e Cina: fattore che ha spinto molti investitori – nonostante il buon momento attraversato dai mercati finanziari - a cercare rifugio verso assett ritenuti più sicuri, appunto verso l’oro, rispetto agli incerti sviluppi del confronto Washington-Pechino.
Sempre presente il timore per la pandemia
Altro elemento che contribuisce al rally del metallo giallo è la pandemia da coronavirus, con il continuo aumento di contagi negli Stati Uniti, in America Latina e l’allarme per i nuovi focolai individuati in aree (come in Spagna e Germania) dove l’emergenza sanitaria era data per rientrata. È comprensibile la prudenza espressa in questo modo dagli investitori, alla luce delle perdite che hanno subito nei mesi di marzo e aprile, dopo la sbandata accusata dai mercati (soprattutto azionari) durante l’apice della crisi Covid-19. E questa zavorra, secondo gli analisti, continuerà a condizionare le loro scelte anche nel prossimo futuro, almeno fino a quando non sarà scoperto il vaccino.
Gli stimoli e il rischio inflazione
Il superamento di quota 2.000 dollari “sembra solo una questione di quando, non di se”, stima Barani Krishnan, senior commodities analyst di It.investing.com, secondo cui ad agevolare lo slancio del metallo c’è anche l’attesa di azioni di stimolo in tutto il mondo, dopo il piano di aiuti Ue da 750 miliardi e alla luce delle discussioni al Congresso Usa sul pacchetto Cares 4.0, che dovrebbe portare altri mille miliardi di dollari di aiuti. Una prospettiva che aprirebbe la porta all’inflazione, anche con la complicità della debolezza di fondo del dollaro (finora nascosta grazie alle tensioni Usa-Cina). Un rischio, quello dell’inflazione, che metterebbe altra benzina alla ‘corsa all’oro’.
Il motore degli Etf
La corsa dell’oro, che nel frattempo si è trascinato dietro tutti gli altri metalli preziosi (a cominciare dall’argento), è destinata a continuare fino al 2021. Gli esperti di Ubs hanno rivisto le aspettative di breve-termine indicando il superamento della soglia dei 2.000 dollari già in settembre. D’altronde la domanda sia di fisico (molto attive nell’ultimo periodo anche le Banche centrali) sia di derivati risulta essere molto vivace: secondo una stima, la domanda di Etf con sottostante oro in questa prima parte dell’anno sarebbe cresciuta del 25% a circa 25 miliardi di dollari, un record. Un’ottima descrizione di quello che sta avvenendo è quella di Johanna Kyrklund, chief investment officer and global head of multi-asset di Schroders, secondo cui “spesso l’oro viene descritto come una sorta di ‘hedge’, che protegge contro le perdite, ma oggi si sta invece comportando più come un asset rischioso, in modo molto simile all’azionario ad esempio”. L’oro – conclude – “è tra i principali beneficiari delle misure di supporto”.