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Radar Swg: c’è meno paura del virus, sfiducia sull’economia
Torna a decrescere la paura per il virus, mentre la percezione sull’economia non migliora. È quanto emerge dal tradizionale Radar settimanale di Swg. Nel dettaglio, alla domanda su quanto è preoccupato per la diffusione del Covid, solo il 20 per cento ha risposto di essere molto preoccupato.
Mentre torna a decrescere la paura per il virus, la percezione dell’andamento dell’economia non migliora, confermando il clima di sfiducia prevalente. È quanto emerge dal tradizionale Radar settimanale di Swg, condotto tra il 22 e il 28 di giugno. Nel dettaglio, alla domanda su quanto è preoccupato per la diffusione del coronavirus, solo il 20% ha risposto di essere “molto preoccupato”: percentuale che ha descritto una parabola discendente pressoché costante dai picchi (57%) registrati a fine marzo. In sintonia si è mossa (al 41% dal 54% indicato durante la fase acuta dell’emergenza sanitaria) anche la quota di chi ritiene probabile contrarre personalmente il virus.
Resta alta la percentuale di chi non crede in rapido recupero
Restano ancora a un livello sparuto gli ottimisti che pensano che l’economia si possa riprendere velocemente (11% contro il 9% registrato nella settimana precedente), così come rimane alta – seppur in lieve contrazione - la quota di chi pensa che la congiuntura non riuscirà comunque a riprendersi per molto tempo (al 58% dal 61% registrato a metà giugno). Tuttavia, dalla ricerca di Swg spicca la stabilità (al 40%) osservata dalla percentuale degli italiani che pensano che nelle ultime due settimane il quadro economico sia peggiorato. Per capire se questo è una valutazione positiva sull’andamento del ciclo bisognerà aspettare la conferma nelle prossime ricerche di mercato.
Molta diffidenza ancora per mezzi pubblici e negozi
Intanto, nella nuova realtà post Covid si conferma una spaccatura tra esperienze per le quali il distanziamento sta dando effetti positivi e valutazioni secondo cui le nuove regole creano una situazione meno piacevole rispetto al passato. È ancora elevata la diffidenza degli italiani ad ‘accorciare’ le distanze sociali: il 78% ha risposto di non avere utilizzato nelle ultime due settimane i mezzi pubblici, così come il 59% ha evitato di andare sia in un negozio di abbigliamento, sia al ristorante. I giudizi sulle esperienze fatte, confrontate con quelle del periodo precedente alla pandemia, sono tra luci e ombre: andare al mare è ritenuto meglio rispetto al passato per il 40% degli intervistati (per il 21% è stato peggio). Negative (per il 37%) le valutazioni di chi si è recato al ristorante o che è andato in un centro commerciale.
Pratiche destinate a diventare abitudini, in auge l’e-commerce
Tuttavia le nuove pratiche sperimentate o rafforzate durante questi mesi, secondo la ricerca, si stanno rapidamente trasformando in abitudini, con impatti potenzialmente molto forti in particolare sul tema del lavoro e degli spostamenti: dall’usare bici o monopattini negli spostamenti urbani (per il 25% aumenterà ulteriormente), al seguire corsi di formazione a distanza (22%), al fenomeno dello smart working (22%). Nel frattempo, è tornata a rafforzarsi anche la tendenza a preferire il canale online per gli acquisti, grazie alla maggiore comodità percepita e al minore rischio di contrarre il virus (40% ne ha fatto ricorso, contro il 36% della settimana precedente). Chiari i motivi che spingono verso lo shopping digitale: il 53% lo trova comodo e il 45% perché teme il rischio di contrarre il Covid.
Gli italiani e lo smart working
L’ultimo Radar Swg ha dedicato un capitolo allo smart working, cercando di analizzare pregi e difetti. Ne emerge una differenza di percezione tra chi ha effettivamente lavorato in modalità telelavoro e il resto della popolazione: dai primi è visto come un aumento dell’impegno, dai secondi (specie nel settore pubblico), come una riduzione del carico di lavoro. La modalità smart working ha comunque luci ed ombre. I dipendenti che l’hanno sperimentata affermano di avere mantenuto o migliorato la loro efficienza lavorativa, ma sono criticati dal resto della popolazione che invece lamenta inefficienze. Pensando al futuro, la maggioranza alternerebbe lo smart working al lavoro in presenza, infatti solo il 20% auspica un lavoro agile permanente. Tra le maggiori difficoltà emerse c’è l’incapacità di staccare completamente con la mente una volta conclusa la giornata lavorativa.