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Stagflazione: non deve preoccupare sul lungo periodo
Nel lungo termine non ci sono pericoli di una stagflazione, poiché i fattori che attualmente alimentano le tensioni sui prezzi sono destinati a rientrare. Per gli investitori in bond, secondo gli esperti, ci sono opportunità nell’universo high yield. Attesi bassi livelli di default.
C’è un nuovo timore che serpeggia sui mercati, la stagflazione: si verifica quando l’inflazione corre e, contestualmente, non c’è alcuna crescita economica e il mercato del lavoro si fa sempre più rigido. È un fenomeno che può rappresentare un pericolo per gli investitori, perché innesca un circolo vizioso in cui la frenata della spesa dei consumatori dovuta al surriscaldamento dei prezzi, comprime gli utili delle società e porta a un aumento della disoccupazione. Direttamene interessati alle possibili ricadute sono gli investitori in bond, che quest’anno hanno affrontato numerose sfide: dai bassi tassi d’interesse all’inflazione, alla compressione degli spread. Adesso, all’orizzonte, il rallentamento della crescita globale agita lo spauracchio della stagflazione.
L’inflazione è transitoria
Questo timore non sembra però avere fondamento. Lo sostiene Ariel Bezalel, head of strategy fixed income di Jupiter AM, secondo cui la stagflazione è un rischio sul breve termine, mentre per gli investitori non è una fonte di preoccupazione di lungo termine. L’esperto prevede infatti che l’inflazione sia transitoria e scenderà man mano che diminuiranno le strozzature delle filiere e l’offerta riuscirà a soddisfare la domanda. In sostanza, verrà meno l’attuale principale propellente dei prezzi: una conseguenza delle gravi interruzioni (produzione, logistica, fornitura) avvenute a causa della pandemia. Il mondo, secondo Bezalel, è oggi più connesso, il che significa che quando una fabbrica chiude in Cina gli effetti a catena sono immediati e di ampia portata.
I fattori che contrastano l’inflazione
La soluzione non sarà comunque immediata, poiché le interruzioni dell’offerta necessiteranno di tempo per essere risolte, e molto dipenderà dal successo dei Paesi nella lotta al Covid-19. La vera incognita è se ci saranno nuove varianti e nuovi lockdown. A contrapporsi all’inflazione, secondo Bezalel, ci sono inoltre potenti forze strutturali: come il debito mondiale record, l’invecchiamento della popolazione e la globalizzazione. La pandemia ha spinto il debito globale a livelli che non si vedevano dalla Seconda guerra mondiale. Solo nell’ultimo anno è passato da 40mila miliardi di dollari a 280mila miliardi, una cifra tre volte più grande del PIL mondiale. La storia mostra che col rapporto debito/PIL al 50/60%, si ha un effetto negativo sulla crescita, e agisce come un vento contrario alle pressioni inflazionistiche.
Le altre forze deflative
Gli effetti della globalizzazione contribuiscono a ridurre la pressione sui prezzi, dal momento che i salari restano bassi a causa del trasferimento della produzione nei Paesi più poveri. Questo ha coinciso con un maggior ricorso alla tecnologia, che ha ridotto i costi di produzione consentendo quindi di tenere bassi i prezzi. Sebbene si possa sostenere che la pandemia abbia interrotto in modo sostanziale alcune di queste forze, l’esperto ritiene che ciò sia solo un fenomeno temporaneo, e man mano che il mondo si avvia verso la ripresa, alcuni di questi trend continueranno ad agire come forze deflative. L’inflazione è comunque solo una metà dell’equazione della stagflazione, mentre l’altra metà è la crescita globale, indicata in rallentamento.
Le opportunità nell’universo high yield
Guardando ai mercati, si può notare che anche l’obbligazionario crede che le pressioni siano temporanee, con un’inflazione del 2,3% su un TIPS a 5 anni. L’esperto ritiene che diminuiranno, il che potrebbe essere un catalizzatore per l’ulteriore calo dei rendimenti Usa. Pertanto, il futuro contesto economico sembra di supporto per gli investitori obbligazionari. Gli investitori alla ricerca di rendimento mostrano molto interesse verso i bond societari e si prevede che in generale le società occidentali siano in buona salute, grazie al supporto dei Governi, a differenza di quelle degli emergenti. Si presume che i tassi di default restino bassi per un po’ di tempo, permettendo di scegliere in maniera selettiva opportunità interessanti nell’universo high yield.