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Mai tante banche nei portafogli dei gestori
Stando ai risultati dell’ultima inchiesta realizzata da BofA- Merrill Lynch, il 31% dei gestori propende per una sovraponderazione delle banche nei rispettivi portafogli. I fattori che guidano questa scelta sono le attese per un’accelerazione della crescita e dell’inflazione a livello globale. Entrambe le variabili rappresentano una buona notizia per il settore bancario
La vittoria di Donald Trump e la sensazione che la ripresa del tasso d’inflazione obbligherà la Federal Reserve e le restanti banche centrali dei paesi industrializzati a invertire la rotta in materia di tassi e politica monetaria, sono le due ragioni che potrebbero nascondersi dietro il recente cambio di atteggiamento –materializzatosi durante l’ultimo mese- dei money manager internazionali rispetto alle prospettive del settore finanziario per il 2017.
In questo improvviso ritorno di fiducia sul settore si trovano le motivazioni che giustificano il recente ingresso di due grandi banche statunitensi (JP Morgan e Wells Fargo) nella top ten delle società a più elevata capitalizzazione dell’indice Standard and Poor’s 500. I due istituti e l’intero settore bancario a stelle e strisce ha archiviato un rimbalzo del 22% dall’inizio dell’anno.
Il rinnovato ottimismo dei gestori per il ritorno a una politica monetaria meno espansiva e all’inflazione non si è limitato a produrre effetti solo nel grado di fiducia riposto nel sistema bancario e nelle aspettative di crescita del Pil, ma ha esteso il suo raggio d’azione anche ad altri settori e asset class.
I risultati dell’inchiesta mostrano che il 54% dei money manager interpellati crede che la rotazione dei portafogli dai settori difensivi verso quelli ciclici continuerà anche nel nuovo anno. Questa convinzione spiega anche la netta sottoponderazione destinata alle utilities a i titoli delle società produttrici di beni di consumo.
L’inchiesta evidenzia che sono sensibilmente aumentate le attese per l’arrivo di uno scenario mondiale caratterizzato da maggiore crescita e maggiore inflazione. Il 57% del campione sostiene che l’economia planetaria crescerà nei prossimi dodici mesi (rispetto al 35% che sosteneva quest’ipotesi il mese scorso). L’84% degli intervistati sostiene che ci sarà un ritorno dell’inflazione (il livello più alto dal 2004).
Tuttavia, questa aspettative sembrano essere concentrate nell’economia nordamericana. Da questo aspetto si evince il perché la maggior parte dei money manager tenda a preferire le azioni statunitensi a detrimento di quelle europee. L’overweight a favore dei titoli di rischio statunitensi si è portato ai massimi dell’ultimo biennio (15%). Per la prima volta negli ultimi cinque mesi, i gestori preferiscono optare per una sottoponderazione delle Borse del Vecchio Continente.
Nonostante questo ottimismo, non bisogna dimenticare i principali fattori di rischio: i potenziali default di qualche banca europea è il più rilevante di tali rischi, seguito dai timori per una caduta delle quotazioni nel mercato obbligazionario (la cui sottoponderazione ha raggiunto il livello più elevato degli ultimi dodici mesi).
Insieme a quello Usa, l’altro listino azionario che guadagna posizioni all’interno dei portafogli è quello nipponico. In un mese, si è passati da un 5% di gestori sotto pesati sui titoli del Sol levante al 21% di esperti che hanno optato per un overweight (il maggiore incremento mensile da quando viene realizzata l’inchiesta).