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Dow Jones sopra 20.000, spinto dagli utili
Il Dow Jones Industrial Average, il più antico degli indici azionari statunitensi, ha superato questa settimana quota 20.000. Il ben più vasto e significativo S&P 500 si trova anch'esso ai massimi storici, dopo avere brevemente oltrepassato 2.300 a livello intra-day. I mercati statunitensi azionari statunitensi sembrano dunque avere rotto al rialzo la fase di trading range estremamente stretto che aveva caratterizzato la parte centrale di gennaio. Contemporaneamente l'indice Vix, che raccoglie le volatilità implicite quotate sulle opzioni dell'S&P 500 a breve scadenza e che misura quindi a percezione di rischio del mercato, è sceso sotto quota 10,7.
Si tratta di un valore che è stato superato al ribasso solo nel luglio del 2014 e nel gennaio del 2007 oltre che a dicembre del 1993 e nel mese successivo, in cui fu toccato il minimo storico per questo indicatore sotto 10. In pratica si è sciolta la piccola impasse di qualche seduta fa, in cui sembrava che si potesse formare una mini correzione, accompagnata peraltro da una breve ripresa del Vix.
L'elemento interessante è che ad avere dato una decisiva spinta ai mercati è stato l'avvio dei risultati trimestrali delle aziende che, sia in Usa, sia in Europa e in Asia stanno finora dando segnali incoraggianti. Se ci limitiamo agli States vediamo che finora circa il 12% delle aziende dell'S&P 500 ha riportato i profitti trimestrali e che fra queste il 6% ha battuto le previsioni degli analisti, mentre circa la metà ha superato le stime in termini di fatturato.
Allo stato attuale, combinando i dati già pubblicati con le attese, si dovrebbe avere un aumento dei profitti trimestrali di tutti i gruppi dell'indice pari al 3,4%. Si tratta di un valore che con ogni probabilità verrà superato, infatti solo al 31 dicembre di quest'anno si stimava un incremento del 3%. È molto probabile che, man mano che arriveranno ulteriori risultati, si vedrà un miglioramento nel confronto con l'anno scorso. Se finora la percentuale di aziende che hanno battuto le previsioni è leggermente inferiore alla media, non va scordato che a livello di fatturati, un indicatore più rilevante in prospettiva di vedere un aumento del Pil nominale mondiale, si sta registrando un incremento intorno al 5%.
Non sorprendentemente appare in eccellente forma il settore finanziario statunitense, che dovrebbe peraltro in futuro beneficiare di minori regolamenti, minori tasse e della possibilità di finanziare i progetti di espansione infrastrutturale in Usa. Complessivamente le previsioni finora parlano di un aumento degli utili del gigantesco comparto dei servizi finanziari in Usa pari al 17%. L'ottimismo in questo ambito ha contagiato anche i travagliati cugini in Europa: infatti lo Stoxx 600 bancario sta mettendo a segno in questo 2017 una notevole sovraperformance rispetto all'indice di riferimento, il che ha permesso all'azionario europeo di colmare in gran parte il gap con quello americano. Si tratta di un argomento su cui varrà presto la pena di tornare.
Anche dal travagliato complesso dell'oil&gas arrivano buone notizie, con tre sottosettori su sei di questo comparto che, all'interno dell'S&P 500, stanno mostrando un aumento degli utili.
In pratica sembra finito il biennio di recessione dei profitti: si tratta senz'altro di una buona notizia. Non si può dimenticare, però, che attualmente il maggiore benchmark statunitense scambia con un P/E forward di 17, un valore non indifferente e che probabilmente richiede, in un contesto di rialzo dei tassi e dei rendimenti obbligazionari, un minimo di accelerazione economica in più rispetto a quella, indubbia e reale, che stiamo attualmente vivendo.