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Australia, mercato in ripresa
Il rialzo dei prezzi delle materie prime avvenuto nel 2016, in particolare dei minerali ferrosi, che hanno registrato un rialzo dell'80%, e del carbone, che ha segnato un aumento del 300%, ha consentito all'Australia di riportare il saldo della bilancia commerciale in positivo per la prima volta dal 2014.
Termini di scambio più favorevoli (prezzi all'esportazione vs prezzi all'importazione) saranno
un importante supporto alla domanda interna nel prossimo futuro, tuttavia, poichè la crescita dell'export è da imputare ad un aumento dei prezzi più che da un aumento dei volumi, difficilmente questo miglioramento si tradurrà in un aumento della crescita del Pil nell'ultimo trimestre del 2016.
A ridare slancio alla crescita del Continente, secondo gli esperti di Etf Securities, contribuiranno in maniera significativa la ripresa del settore immobiliare, un aumento delle forniture di gas naturale, i profitti delle piccole imprese e le vendite al dettaglio.
Gli effetti di un aumento dei prezzi dei combustibili spingeranno al rialzo l'inflazione, attualmente all'1,3%, contro un target del 2-3% fissato dalla Banca centrale australiana per il primo quarto del 2017. Inoltre, la revisione al rialzo delle previsioni di inflazione negli Stati Uniti sulla scorta dell'elezione di Trump ha generato aspettative di rialzo dell'inflazione anche a livello globale.
Questi fattori dovrebbero ridurre i rischi al ribasso causati da un'inflazione troppo bassa, e produrre al contempo un recupero dei salari. Sotto questo profilo si inizia a intravedere un aumento graduale dei salari reali, per la prima volta dalla fine del 2015, e questo rappresenta un elemento chiave per una ripresa dei consumi, che pesano per il 56% sull'attività economica del Paese.
Secondo gli analisti la ripresa dell'economia australiana non è legata solo al buon momento del comparto delle risorse di base, e si intravedono segnali di recupero anche in altri settori: i benefici di un contesto monetario accomodante, accompagnato da un dollaro australiano più debole sosterranno la competitività delle esportazioni, il turismo e i servizi.
La combinazione di un quadro macro in miglioramento sostenuto dal rialzo dei prezzi delle materie prime e il tema della reflazione globale hanno portato a una revisione al rialzo delle previsioni sulla crescita degli utili delle aziende australiane, che per il 2017 sono tornate in positivo dopo due anni di stagnazione.
Tuttavia, se si guarda alle valutazioni, l'equity australiano non è sicuramente un mercato a sconto: il rapporto prezzo/utili (CAPE ratio) per l'indice Msci Australia è oggi 18,3x, superiore alla media storica di 18x.
Nel breve e medio termine il principale driver dei ritorni sul mercato azionario sono stati i dividendi, che con una media del 5/6% sono più elevati rispetto agli standard internazionali, e che rendono il mercato domestico molto attraente per risparmiatori privati e fondi pensione.
Secondo un'analisi dell'Istituto Australiano di Statistica (ABS), dal 2006 a oggi la percentuale di popolazione in pensione, con un'età dai 65 anni e oltre, è cresciuta del 36%, e l'istituto prevede che questo segmento aumenterà del 21% entro il 2023.
Con una popolazione sempre più anziana, alla ricerca di ritorni stabili dai propri investimenti, Etf Securities si aspetta quindi che la domanda di azioni ad alto dividendo rimarrà un trend di lungo termine.
Nel 2016 il dividend payout ratio, la percentuale di utili distribuiti agli azionisti sotto forma di dividendi, ha raggiunto il livello più alto in oltre dieci anni toccando il 190%, con l'implicazione che le aziende australiane avrebbero pagato più di quello che hanno guadagnato, e sollevando dubbi sulla sostenibilità della distribuzione futura degli utili.
In realtà questa percentuale risulta distorta dall'eccessivo dividend payout di alcune compagnie del settore minerario ed energetico: eliminando il loro contributo si ottiene un valore più realistico del 78%, riducendo l'impatto sul rendimento dell'indice.
Infatti l'aumento del dividend payout ratio è stato il risultato di una diminuita profittabilità delle società minerarie ed energetiche piuttosto che da un incremento dei dividendi distribuiti. Di conseguenza, secondo Etf Securities, le aziende continueranno anche in futuro a distribuire utili agli azionisti e l'equity australiano continuerà ad essere un tema interessante.