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Un 2017 da contrarian
Quali sono le asset class che potrebbero fare bene nel 2017 dopo aver chiuso il 2016 in territorio negativo? A leggere i report delle principali case d’investimento, sembra che i candidati al ruolo siano almeno quattro: la sterlina, le azioni cinesi, le materie prime come il grano e il cacao, il metallo giallo.
La prima è la sterlina, la divisa con la peggiore performance annua tra quelle dei paesi industrializzati. Tutti gli osservatori sono preoccupati per quello che potrebbe accadere nel Regno Unito quando sarà avviato il processo di uscita dall’Unione Europea. Nonostante ciò, fino a questo momento il Regno Unito ha sorpreso positivamente tutti con un buon trend delle vendite al dettaglio e un tasso di crescita economica in linea con le attese.
Salvo accelerazioni protezioniste dovute alle scelte del Governo Trump, è probabile che il Regno Unito riesca a ben metabolizzare il distacco dall’Unione Europea. Un’altra spinta al recupero della sterlina potrebbe arrivare dalle incertezze legate alle elezioni in alcuni paesi dell’Eurozona core, all’avanzata dei movimenti populisti in Francia e Olanda e ai rischi connessi con i problemi del sistema bancario a causa delle difficoltà nella gestione dei non performing loan.
Il metallo giallo ha vissuto un 2016 piatto e continua a mantenersi sui minimi imposti da un mercato ribassista che dura da circa cinque anni. Molti investitori hanno erroneamente ipotizzato che le iniezioni di liquidità della Bce e l’adozione di tassi ufficiali prossimi allo zero rappresentassero uno scenario promettente per l’oro ma, paradossalmente, l’allentamento monetario ha portato, almeno in una prima fase, deflazione e non inflazione.
A partire dall’inizio dell’anno, i governi dell’eurozona sembrano più propensi all’espansione fiscale e la Bce manifesta qualche segnale di rallentamento del Qe (riduzione dell’importo mensile di titoli acquistati dall’istituto). L’oro potrebbe trarre beneficio da questo cambiamento di scenario. Se a questo aggiungiamo i propositi bellicosi di Trump in materia di commercio internazionale, il cocktail in via di creazione mostra segnali favorevoli alle quotazioni dell’oncia.
L’indice della Borsa di Shanghai ha chiuso il 2016 al quintultimo posto della classifica delle performance (stessa posizione delle Borse di Egitto e Nigeria). I timori per l’evoluzione dell’economia cinese spaziano dal rischio recessione all’eccessivo surriscaldamento del sistema bancario. A questi si è aggiunto quello derivante dalle politiche protezioniste che saranno implementate dall’esecutivo a guida Trump.
Come tutte le economie emergenti, anche quella cinese sarà chiamata a risolvere molti nodi sulla strada che porta al pieno sviluppo del paese, tuttavia, se lo scenario planetario dovesse diventare più tranquillo, l’indice azionario di Shanghai potrebbe cominciare a salire di nuovo con forza.
Gli ottimi raccolti del 2016 hanno provocato un calo dei prezzi delle principali commodities agricole. Il prezzo del cacao è sceso del 30%, quello del grano del 13%. Le quotazioni delle commodities seguono andamenti ciclici e risentono del clima, dei flussi commerciali e del costo del trasporto. La volatilità di questo segmento lo rende adatto a investitori dotati di un’elevata propensione al rischio, ma la storia insegna che annate molto deludenti possono essere seguite da periodi molto favorevoli.