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Demografia in Africa, opportunità economica o disastro sociale?
Si cercano investitori per un continente caldo e giovane. La popolazione raddoppierà in 40 anni e sarà meno povera di quanto lo sia oggi. Si prega i candidati interessati di avere un approccio di lungo termine.
Gli ultimi dati dell’ONU indicano che la popolazione dell’Africa raggiungerà i 2 mld di abitanti nel 2050. Uno studio realizzato nel 2010 da Mckinsey Global prevedeva che il numero di famiglie africane con un reddito annuo superiore ai 5.000 Usd potrebbe passare da 85 a 128 mln entro il 2020. Le prospettive sul profilo demografico dell’Africa potrebbero rappresentare un sogno per le aziende orientate al retail, se il potere d’acquisto continuerà ad aumentare, o un disastro per tutti se il mercato del lavoro non riuscisse ad assorbire una gioventù in forte crescita. Per fare un esempio, il 46% dei cittadini dello Zambia ha meno di 15 anni. Ecco perché le aziende parlano con insistenza della possibilità di cogliere un importante ‘dividendo demografico’.
Alcuni argomentano che la promozione delle potenzialità africane sia esagerata e che l’eccessiva concentrazione sui numeri macro-economici fornisca un’immagine ingannevole in un continente in cui la maggior parte dei traffici commerciali segue il canale informale. Senza dimenticare che le analisi più ottimistiche non prendono in considerazione (ma forse è così anche per le analisi che riguardano la Cina e l’India) il livello reddituale delle popolazioni rurali e il degrado delle enormi periferie urbane. Per alcuni esperti, l’idea che l’espansione dei mercati di consumo, la diffusione di apparecchi per la telefonia mobile e la vendita di beni di lusso coinciderà con l’abbandono della povertà è pura fantasia.
La speranza dei ‘retail’ si basa sulla possibilità di sostituire una larga parte dei traffici informali con la costruzione di un modello distributivo più sofisticato. Il successo di quest’operazione, affermano le aziende orientate al retail, è legato all’incremento del reddito dei nuclei familiari.
La strategia è semplice: fare in modo che, tenendo conto delle caratteristiche demografiche e reddituali, alcuni beni di largo consumo entrino a far parte delle abitudini e dei desideri che possono essere realmente soddisfatti. Un esempio pratico è dato dal business della birra e dalla commercializzazione di questo prodotto, che spesso viene effettuata con una guerra dei prezzi.
La grande preoccupazione si concentra sulla fetta (ampia) di popolazione che non può permettersi i più diffusi beni di consumo e sul tasso di disoccupazione giovanile. Nel 1900 il continente aveva appena 110 mln di abitanti. Attualmente la popolazione complessiva supera il miliardo. Nel 2050 gli abitanti saranno 2 mld. La sfida tra il progresso e il baratro è appena iniziata.
C’è da chiedersi se ’Africa è l’ultima frontiera degli investimenti o l’inizio di un nuovo colonialismo finanziari? La risposta a questa domanda servirà per dare una spiegazione all’intensa attività che molteplici fondi, gestiti dalle società di gestione più grandi del pianeta, stanno dispiegando in questo continente. Gli analisti di queste case d’investimento credono che l’Africa replicherà gli stessi livelli di crescita visti, negli anni ottanta e novanta, in quelli che allora venivano denominati paesi emergenti.