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L’inflazione sale ma non fa tutti felici
Per la felicità del governatore della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, che su questo fronte ha investito parecchio del suo credito politico, il tasso di inflazione all'1,6%, rilevato dall'Istat a febbraio nei dati definitivi, è il più alto in Italia da quattro anni a questa parte. Per trovare un dato più elevato bisogna tornare a febbraio 2013 (quando era all'1,9%). L'aumento dell'inflazione, spiega l'Istat, "è da ascrivere principalmente all'accelerazione della crescita dei prezzi delle componenti maggiormente volatili”, ma vediamo nel dettaglio l’analisi dettagliata dell’istituto di statistica.
Nel mese di febbraio 2017, l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività, al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,4% su base mensile e dell'1,6% nei confronti di febbraio 2016 (la stima preliminare era +1,5%), da +1,0% di gennaio.
L'accelerazione dell'inflazione a febbraio 2017, è da ascrivere principalmente all'accelerazione della crescita dei prezzi delle componenti maggiormente volatili, ossia gli alimentari non lavorati (+8,8%, era +5,3% a gennaio) e i beni energetici non regolamentati (+12,1%, da +9,0% del mese precedente) alla quale si sommano la dinamica dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+2,4%, in accelerazione dal +1,0% di gennaio) e l'attenuazione della flessione di quelli dei beni energetici regolamentati (-1,6%, dal -2,8% del mese precedente).
Di conseguenza, l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, sale di appena un decimo di punto (+0,6%, da +0,5% del mese precedente) mentre quella al netto dei soli beni energetici si porta a +1,3%, da +0,8% di gennaio.
L'aumento congiunturale dell'indice generale dei prezzi al consumo è principalmente dovuto ai rialzi dei prezzi degli alimentari non lavorati (+3,0%), dei beni energetici regolamentati e non (rispettivamente +1,1% e +0,5%) e dei servizi relativi ai trasporti (+1,0%).
L'inflazione acquisita per il 2017 è pari a +1,1% per l’indice generale e +0,1% per la componente di fondo. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona aumentano dell'1,1% su base mensile e del 3,1% su base annua (era +1,9% a gennaio).
I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto aumentano dello 0,7% in termini congiunturali e del 3,2% su base annua, da +2,2% del mese precedente. L'indice armonizzato dei prezzi al consumo è aumentato dello 0,2% su base congiunturale e dell'1,6% su base annua (da +1,0% di gennaio), confermando la stima preliminare. L'indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,4% su base mensile e dell'1,5% nei confronti di febbraio 2016.
Le ricadute sui prezzi del rialzo dell'inflazione, tuttavia non fanno felici tutti, poiché nel breve periodo (e solo nel breve periodo) non portano grandi vantaggi all’asfittica economia del Belpaese.
Secondo le stime di Federconsumatori e Adusbef, ammonteranno a 474 euro annui a famiglia, di cui 173,60 solo per il cosiddetto carello della spesa. A incidere su questa impennata, si legge in una nota di commento ai dati Istat, contribuiscono gli aumenti dell'ortofrutta (il prezzo dei vegetali freschi aumenta del +37,2%) e aiutano l'aumento dei prezzi anche i rincari delle autostrade e dei carburanti, che, non dimentichiamo, pesano in maniera determinante sui prezzi dei beni di consumo, che sono trasportati per l'86% su gomma. "Alla luce di tali aggravi appare evidente che è urgente un provvedimento del Governo teso a risollevare la domanda interna", osservano le due associazioni.