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It, performance eclatanti

21/04/2017

Sono anni che si parla delle performance straordinarie dell’It e che analisti e gestori mettono in guardia gli investitori sul fatto che queste performance possano proseguire. E ormai sono anni che i risultati sono eclatanti. Cominciamo con i primi tre mesi dell'anno osservando l’andamento dell'indice S&P 500 information technology, che raccoglie le aziende tecnologiche racchiuse nel benchmark principale, l’S&P 500: nel quarto iniziale del 2017 la crescita è stata del 12,16% senza contare i dividendi, un valore più che doppio rispetto al 5,53% dell’S&P 500. Questa percentuale mette l'It statunitense al pari dei guadagni dei più brillanti mercati emergenti calcolati in dollari.

Ma se si vuole veramente capire l’andamento di questo settore, che all’inizio del nuovo millennio aveva dato luogo a una bolla speculativa che aveva fatto perdere al Nasdaq oltre due terzi del suo valore in pochi mesi, occorre partire da un'analisi delle performance degli ultimi 10 anni, che sono clamorose nell'ultimo triennio. A fine marzo 2017 la crescita annuale dell'S&P 500 It in termini di total return, cioè includendo nel calcolo anche i dividendi, nel decennio precedente è stata dell'11,35%, mentre conteggiando semplicemente le oscillazioni di prezzo si ottiene un +9,91%. L'S&P 500 nello stesso periodo è cresciuto del 5,22% all'anno, un valore che sale fino al 7,51% se teniamo conto dei dividendi.

La vera crescita ha cominciato a essere evidente dalla seconda metà del 2012 in poi. Se analizziamo nell'ultimo triennio il total return dell’S&P 500 It, troviamo un Cagr del 16,82%, a fronte di un +10,37% per l'indice generale. In pratica man mano che il resto dell'azionario americano cominciava a quietarsi e a mostrare qua e là qualche crepa, la tecnologia diventava sempre più protagonista nei portafogli degli investitori. Indicativo il 2016, in cui la borsa nel complesso chiuse in lieve calo, al netto dei dividendi, mentre i titoli tecnologici salirono di oltre il 4%.

È interessante notare che ciò è vero anche se ci muoviamo al di fuori del gigantesco complesso delle aziende Usa: se prendiamo  l’Msci world It, che comprende l’hi-tech dei paesi sviluppati, si vede che, oltre a presentare un dominio assoluto degli Usa, che contano per oltre l'85% della capitalizzazione dell’indice, le performance hanno stracciato quelle dell’Msci world con +8,98% a fronte di +4,21%.

Infine un quadro simile emerge se consideriamo l'Msci Acwi It, che comprende anche i colossi tecnologici di Cina, Corea del sud e Taiwan: nell'ultimo decennio il Cagr è stato del 9,33% a fronte del 4,26% dell’Msci Acwi generale, mentre negli ultimi tre anni il distacco si è intensificato  con +14,37% contro +5,65%.

Un altro aspetto interessante, che si può intuire anche dai dati del travagliato 2015, è che il progressivo allargamento della base degli investitori e i risultati fenomenali a livello di conti di molte aziende del comparto hanno portato a una forte riduzione della volatilità: infatti la Standard deviation annualizzata dell’S&P 500 It è calata di quasi un quarto del totale, se consideriamo i dati nell'ultimo triennio rispetto a quelli su una decade.

In pratica una gallina dalle uova d’oro per gli investitori? Ovviamente no. A parte lo scoppio della bolla speculativa dell’inizio degli anni 2000, che è stata recuperata da poco più di anno (in pratica chi avesse investito ai massimi del Nasdaq ci avrebbe messo 15 anni a pareggiare i conti), il settore presenta una rotazione di temi e una serie di cambiamenti forsennati e scegliere i titoli giusti, quelli che portano i veri guadagni non è facile per nessuno. Vedremo nei prossimi contributi come ci si può riuscire.

A cura di: Boris Secciani

Parole chiave:

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