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La flessione europea
E’ un quadro in chiaroscuro quello appena tratteggiato dall’Istat nell’ultimo Eurozone Economic Outlook. Nel dettaglio l’istituto di statistica sottolinea che la crescita dell'attività economica mondiale rimane forte: nel 2018 la crescita del Pil sarà del +3,8% rispetto al +3,7% registrato nel 2017 (fonte Ocse), mentre il rafforzamento del commercio mondiale, che ha rappresentato il principale motore dell'espansione dello scorso anno, dovrebbe proseguire anche nell’anno corrente (+4,7%).
Nel primo trimestre del 2018 è proseguito l’aumento congiunturale del Pil dell'area euro (+0,4%) seppure con un tono più contenuto rispetto al trimestre precedente (+0,7%). Le condizioni meteorologiche avverse e gli scioperi hanno limitato l'espansione in Germania e Francia. Sull’andamento dell’economia tedesca ha influito anche il contenimento delle spese per i consumi pubblici. Nel primo trimestre del 2018, i consumi privati e gli investimenti hanno contribuito positivamente alla crescita del Pil (rispettivamente +0,3 e +0,1 punti percentuali), mentre l’apporto del commercio estero è tornato a essere negativo a causa del forte rallentamento delle esportazioni.
Nel primo trimestre anche la produzione industriale è diminuita. La flessione registrata a gennaio e febbraio (-0,6% e - 0,9% rispettivamente), è stata solo parzialmente compensata dal dato di marzo (+0,5%). Ad aprile la produzione ha segnato un ulteriore calo (-0,9%). La produzione del settore delle costruzioni è aumentata del +1,8% ad aprile dopo il calo registrato nei primi mesi del 2018. L’indice di produzione industriale dovrebbe comunque aumentare a ritmi contenuti ma crescenti nell'orizzonte di previsione (+0,1%, +0,3% e +0,4% rispettivamente nel secondo, terzo e quarto trimestre).
Gli indicatori anticipatori e coincidenti del ciclo economico, dell'area euro, sebbene ancora su livelli elevati, mostrano alcuni segnali di incertezza. Il Purchasing Managers Index (Pmi) è diminuito a febbraio dopo il picco raggiunto a gennaio, mostrando una tendenza al ribasso. Anche il clima di fiducia del settore manifatturiero e l’Economic Sentiment Indicator hanno evidenziato un peggioramento negli ultimi mesi. L'indicatore di fiducia dei consumatori è rimasto stabile dopo il leggero calo registrato nei primi mesi del 2018. Nei primi mesi del 2018, è proseguito il miglioramento del mercato del lavoro. Ad aprile il tasso di disoccupazione è stato pari all'8,5%, in calo rispetto all'8,6% di marzo. L'occupazione ha mantenuto un profilo espansivo nel 2017 ed è aumentata di +0,4% nel primo trimestre del 2018. La capacità di utilizzo degli impianti è diminuita nel secondo trimestre, interrompendo così la tendenza al rialzo iniziata dalla seconda metà del 2016.
Nel complesso gli indicatori congiunturali suggeriscono il prolungamento della fase di crescita lungo l'orizzonte di previsione con un miglioramento sia per i consumi privati sia, in misura più accentuata, per gli investimenti. La riduzione della disoccupazione, le attese ancora positive sulla domanda e le condizioni favorevoli sul mercato del credito costituiranno i principali drivers della crescita. Complessivamente, il progresso dell'attività economica dell'area euro dovrebbe continuare allo stesso ritmo nel secondo e terzo trimestre del 2018 (+0,4%) con una lieve accelerazione nel quarto (+0,5%).
Le prospettive per l'area dell'euro mostrano quindi dei possibili rischi al ribasso. La crescita dell’area euro potrebbe essere fortemente influenzata dal proseguimento delle tensioni commerciali, condizionando la crescita delle esportazioni e le attese sulla produzione, con un immediato riflesso sulle decisioni di investimento delle imprese. Inoltre, il consolidamento dell’economia statunitense ormai vicina al suo potenziale insieme al proseguimento delle misure di stimolo fiscale potrebbe accentuare il processo al rialzo dei tassi di interesse. Eventuali correzioni nei mercati finanziari, dovute a tassi più elevati, potrebbero condizionare sia il mercato del credito dell’area euro sia la spesa per interessi dei paesi con un debito più elevato.