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Bce: taglio dei tassi rinviato a giugno
L’economia dell’Eurozona rallenta. L’assenza di crescita economica, soprattutto dopo la revisione al ribasso delle stime della Commissione Ue per il 2024, dovrebbe spingere la Bce ad adottare una politica monetaria espansiva per evitare la recessione. Il primo taglio potrebbe essere a giugno.
L’orizzonte dei tassi d’interesse nell’Eurozona, ma anche negli Stati Uniti, è sempre più confuso. Da una parte c’è il fronte dei prudenti, quelli che ritengono che l’inflazione stia mordendo ancora e che gli eventuali tagli dei tassi d’interesse saranno adottati dalla Bce più in là nel tempo e saranno meno aggressivi di quanto adesso i mercati stiano scontando. Dalla parte opposta ci sono gli ottimisti, quelli che stanno già spingendo in rialzo l’azionario, i quali scommettono che l’attuale debolezza raggiunta dall’economia in Europa – paradossalmente – potrebbe essere proprio la molla giusta perché la Bce allenti (in anticipo rispetto alla Federal Reserve) la sua politica monetaria. Anche perché c’è sempre il timore che gli effetti ritardati del recente, brusco, ciclo rialzista non si siano ancora visti del tutto.
Il problema inflazione
In mezzo a queste due sponde c’è l’inflazione, sul cui percorso pendono non poche variabili: dalla guerra in Ucraina al conflitto in Medio Oriente, dalla crisi nel Canale di Suez agli appuntamenti elettorali che rischiano di stravolgere ulteriormente l’instabile quadro geopolitico. L’attenzione, soprattutto, resta puntata sul comparto energetico dove finora le tensioni delle materie prime sono state smussate dalla moderata domanda, dall’approssimarsi della bella stagione nell’emisfero settentrionale e dall’aumento della produzione di greggio. Tuttavia, i prezzi del gas e del petrolio, secondo gli osservatori, sono sempre a rischio di rapide risalite proprio per fattori di geopolitica: l’Europa, in questo contesto, è quella più vulnerabile. Altro elemento monitorato strettamente dalla Bce sono i rinnovi dei contratti salariali.
Crollo della produzione industriale
Ecco perché, come ha sottolineato la Presidente Christine Lagarde, i dati di giugno saranno cruciali per valutare meglio l’andamento dell’inflazione. Se disegneranno un grado di allineamento tra la dinamica dell’inflazione di fondo e le proiezioni, allora la Bce potrebbe passare alla fase di allentamento del ciclo dei tassi e favorire così una politica meno restrittiva. Ovviamente la numero uno dell’Eurotower ha ripetuto il solito refrain: le decisioni in merito si baseranno sui dati disponibili e saranno prese di volta in volta, anche dopo il primo taglio dei tassi. Ma, al netto delle tensioni inflattive, i dati macro finora non sono affatto buoni: a gennaio la produzione industriale nell'Eurozona è scesa su base mensile del 3,2% e nell'Ue del 2,1%. Su base annua la contrazione risulta molto più ampia: rispettivamente 6,7% e del 5,7%.
Lo spettro della recessione potrebbe smuovere la Bce
L’economia europea, perdendo la Germania come sua tradizionale locomotiva, è immobile sin dall’inizio del secondo semestre 2022 ed è arrivata a sfiorare la recessione nell’ultimo scorcio dello scorso anno. Senza contare che le sue prospettive sono tutt’altro che brillanti. La Commissione Ue, infatti, ha nel frattempo corretto al ribasso le proprie stime relative alla crescita economica del 2024, a un misero 0,8% dal’1,2% indicato in precedenza. Insomma, come sostiene – tra gli altri - Arif Husain, head of global fixed income and chief investment officer di T. Rowe Price, la Bce potrebbe essere spinta ad avviare una politica monetaria espansiva dalla necessità di far fronte a una possibile recessione. Al momento, le Banche centrali stanno tenendo sotto osservazione i tassi reali, perché un livello troppo alto frenerebbe l'economia.
La Bce e la Fed sulla stessa barca
D’altro canto, nessuno è in grado di prevedere l’andamento dell’inflazione. Così come il mercato, secondo Husain, non è del resto in grado di prevedere la dinamica della politica monetaria. Ciò che è noto agli investitori è che le Banche centrali hanno effettivamente intenzione di tagliare i tassi: la Fed perché è preoccupata per il sistema bancario e vorrebbe abbassare i tassi reali, ma non sa ancora quando. La Bce perché è consapevole di avere tassi elevati, anche se forse non è altrettanto motivata a ridurli. C’è però un’indicazione arrivata nel frattempo dai policymaker: la Bce potrebbe iniziare a tagliare a giugno, per arrivare a un totale di 75 punti base entro la fine dell’anno.
Quali saranno gli effetti sui mercati? I finanziari potrebbero limare parte dei guadagni consolidati con l’impennata dei tassi. I ciclici e i beni di consumo potrebbero mettersi alle spalle il periodo difficile, così come dovrebbero recuperare le utility e l’immobiliare, tenuti all’angolo dal rialzo del costo del denaro.