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Covid19: la cultura si sposta sul digitale

Gli italiani, sempre più diffidenti nel frequentare luoghi affollati come gli spettacoli dal vivo, si sono indirizzati verso il digitale, mercato esploso durante il periodo di lockdown. È quanto emerge dall’indagine di Impresa Cultura Italia Confcommercio, effettuata in collaborazione con Swg.

09/07/2020

La diffidenza degli italiani nel frequentare luoghi affollati sta impattando sull’industria degli spettacoli dal vivo, la cui ripresa appare molto stentata. Contestualmente, il fenomeno del digitale esploso durante il periodo di lockdown ha comportato anche l’aumento della fruizione della ‘cultura’ tramite il web. È quanto emerge dall’indagine di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, effettuata in collaborazione con Swg, sugli effetti del Covid-19 per i consumi culturali nel Belpaese.

Boom dei consumi televisivi

Durante il lockdown alla crescita esponenziale dei consumi Tv (+47%), si sono contrapposte performance più contenute della lettura di libri (+14%) o dell’ascolto di musica (+7%). Nello stesso periodo c’è stata invece la robusta accelerazione dei consumi e dei servizi culturali digitali. Il 34%, infatti, ha utilizzato in misura maggiore le piattaforme in streaming a pagamento e un lettore su sei ha abbandonato la versione cartacea di quotidiani, riviste e fumetti in favore di quella digitale.

Flop delle visite virtuali ai musei

Durante il blocco, c’è stato scarso successo per gli spettacoli dal vivo in digitale e anche il flop per le visite virtuali a musei e siti archeologici. È cresciuta invece la voglia per la cultura legata al divertimento (+15 punti su dicembre) e al relax (+14). Il digitale, dice Carlo Fontana, presidente di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, “è stato il compagno di una fase difficilissima per tutti noi e ha dimostrato di poter essere, utilizzato con sapienza, un ottimo canale di diffusione della cultura”.

Fontana, in breve il pubblico tornerà agli spettacoli dal vivo

Tuttavia, ha sottolineato ancora Fontana, “alcune esperienze, come lo spettacolo dal vivo, difficilmente possono essere mediate da uno schermo. Per questo, ferma restando la possibilità di continuare a utilizzare l’offerta digitale, crediamo che in breve tempo il pubblico tornerà a fruire di cultura dal vivo perché questo desiderio, anche durante il lockdown, non si è mai spento”.

Come sono cambiati i consumi culturali

Il lockdown ha cambiato radicalmente i consumi: la chiusura forzata di cinema e teatri, il divieto di assembramento, la permanenza forzata nelle abitazioni hanno fortemente inciso sulle pratiche di consumo culturale, azzerando completamente le esperienze dal vivo e alimentando la fruizione domestica e via web. Il nuovo menù, secondo la ricerca, sembra così muoversi a differenti velocità, con una forte crescita dei consumi e dei servizi digitali e una profonda crisi dell’offerta dal vivo.

Perde colpi la stampa cartacea

I vincoli imposti dall’emergenza da coronavirus hanno portato anche ad una forte diminuzione della lettura di fumetti (-27%) e delle riviste (-10%) cartacee. Tra i consumi televisivi (cresciuti complessivamente del 47%), oltre ai canali tv tradizionali, si segnala invece un significativo aumento dell’utilizzo di piattaforme web in abbonamento (per il 34%) e, più in generale, dei canali a pagamento (per il 20%). Lo switch verso il digitale è stato di conseguenza particolarmente forte per i quotidiani, riviste e fumetti. Durante il lockdown un lettore su sei ha dichiarato di avere abbandonato la versione cartacea in favore di quella digitale. Regge, invece, la lettura tradizionale dei libri sebbene, anche in questo caso, l’8% dei lettori sia passato in questi mesi all’e-book.

Pronti a pagare di più per uno spettacolo dal vivo ma ‘sicuro’

Al contrario, gli spettacoli dal vivo in digitale non sembrano avere avuto un successo significativo e sono stati seguiti principalmente da quei fruitori che già prima del Coronavirus tendevano ad assistere a queste attività, soprattutto in forma gratuita. Lo stress psicologico associato ai mesi di lockdown e l’elevato consumo di prodotti e servizi culturali in ambito informativo e formativo hanno modificato in profondità lo schema dei bisogni individuali in campo culturale. C’è in sostanza voglia di riprendere la vecchia routine: purché siano osservate norme di massima sicurezza sanitaria, circa un italiano su tre sarebbe disposto a pagare di più per assistere a eventi culturali dal vivo, una quota che tra gli appassionati supera anche il 50%.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

coronavirus musei italiani digitale cultura
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