- SEI UN CONSULENTE FINANZIARIO AUTONOMO?
- Scopri i vantaggi del nostro servizio
Economia italiana: lieve ripresa, ma pesa l’incertezza globale
Banca d’Italia prevede per il triennio 2025-2027 una crescita del PIL tra lo 0,6 e lo 0,7 per cento, trainata dai consumi e dagli investimenti del PNRR. L’inflazione rimane moderata, prevista tra l’1,5 e l’1,9 per cento. Occupazione in aumento, ma la fiducia di famiglie e imprese resta fragile.
L’Italia è sulla strada verso una ripresa lenta ma stabile, sostenuta da consumi e investimenti. Tuttavia, questa crescita è vulnerabile, esposta ai venti contrari che soffiano dall’economia globale. Per il nostro Paese, l’obiettivo per i prossimi anni sarà quindi consolidare questa ripresa e trasformare la cauta fiducia di oggi in un trend più solido e duraturo. È la sintesi del più recente bollettino economico di Banca d’Italia, che fotografa una situazione in chiaroscuro per la congiuntura nazionale e mondiale. Dopo mesi di incertezza e rallentamento, si intravedono comunque segnali positivi, anche se restano elevati i rischi legati alle tensioni commerciali (dazi) e geopolitiche (i conflitti).
Crescita mondiale debole e commercio in difficoltà
A livello globale, l’economia continua a risentire delle politiche commerciali poco prevedibili. Il PIL dell’Eurozona ha rallentato nettamente nel secondo trimestre, dopo un inizio d’anno sostenuto dalla domanda Usa. Anche in estate la crescita è rimasta modesta, frenata dal calo degli scambi internazionali e dalla debolezza della produzione industriale. Negli Stati Uniti, le nuove misure protezionistiche mostrano già i loro primi effetti: l’import Usa è calato in modo significativo, con conseguenze sull’interscambio mondiale. Intanto l’accordo raggiunto tra Washington e Bruxelles limita in parte i danni per l’Ue, ma l’elevata incertezza potrebbe comunque frenare gli investimenti delle imprese nei prossimi mesi.
Economia italiana: crescita debole ma in ripresa
Per tornare all’Italia, nel secondo trimestre il nostro PIL è diminuito leggermente, penalizzato dal forte calo dell’export. Durante l’estate, però, l’economia avrebbe ripreso a crescere, grazie a un aumento degli investimenti e al lieve miglioramento dei consumi delle famiglie. L’inflazione si è stabilizzata poco sotto il 2%, mentre il credito alle imprese ha ricominciato a salire, soprattutto nei finanziamenti a breve. L’aumento dei dazi statunitensi colpisce anche le imprese italiane, in particolare quelle che esportano negli Stati Uniti e i loro fornitori. Secondo la Banca d’Italia, l’impatto delle tariffe doganali sul sistema produttivo nazionale sarà contenuto, ma non privo di rischi.
Il quadro geopolitico e la riconfigurazione delle catene globali di fornitura potrebbero infatti amplificare gli effetti negativi, mettendo sotto pressione l’industria manifatturiera e l’indotto.
Inflazione sotto controllo
Per il triennio 2025-2027, via Nazionale stima una crescita del PIL dello 0,6% nel 2025 e 2026, che salirebbe allo 0,7% nel 2027. L’espansione sarà trainata soprattutto dalla domanda delle famiglie, favorite dal miglioramento del reddito reale e dagli investimenti, che beneficeranno dei fondi del PNRR e della riduzione dei costi di finanziamento. L’export, invece, resterà debole, penalizzato dal rafforzamento dell’euro e dalle tensioni commerciali globali. Sul fronte prezzi, la Banca d’Italia prevede un’inflazione dell’1,7% nel 2025, dell’1,5% nel 2026 e dell’1,9% nel 2027. L’aumento atteso nell’ultimo anno è legato all’adozione del nuovo sistema europeo di scambio di quote di emissione (ETS2), che potrebbe far salire temporaneamente i costi energetici.
Mercato del lavoro: occupazione in crescita e fiducia da ricostruire
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, l’occupazione dovrebbe continuare a salire, seppur più lentamente, con una disoccupazione che si manterrà intorno al 6%. La fiducia di famiglie e imprese resta fragile, ma la graduale discesa dei tassi e la maggiore stabilità finanziaria potrebbero favorire un clima più positivo. Le stime della Banca d’Italia restano comunque condizionate da un’elevata incertezza. Un nuovo inasprimento delle tensioni commerciali o geopolitiche potrebbe infatti pesare su export e investimenti. Anche un eventuale rialzo dei rischi finanziari nell’Eurozona o un calo delle Borse impatterebbero sulla fiducia e sul credito. Al contrario, un rafforzamento delle politiche economiche Ue, ad esempio con più investimenti pubblici o spese per la difesa, potrebbe stimolare la crescita.