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Germania: riforme più lente, la crescita rischia di perdere slancio
Berlino aumenta la raccolta, con emissioni per 425 miliardi nel 2025 e riorganizza la spesa tramite fondi speciali per rendere il bilancio più elastico. Ma la redistribuzione tra ministeri riduce la trasparenza e resta il dubbio se i fondi straordinari riusciranno davvero a tradursi in crescita.
La Germania dovrà rivedere i tempi per il rilancio della propria economia, soprattutto i suoi ambiziosi piani di spesa per il biennio 2025-2026. Il previsto aumento degli investimenti in infrastrutture e difesa, annunciato come motore per rilanciare la crescita, sarà probabilmente più graduale del previsto. Questo rallentamento - secondo l’analisi di Julian Zimmermann, analista di Scope Ratings - rischia di pesare su una congiuntura già fragile, ancora alle prese con sfide strutturali e un contesto internazionale poco favorevole. Secondo le stime, l’impatto positivo della spesa pubblica aggiuntiva sul Pil sarà infatti limitato a 0,3-0,4 punti percentuali all’anno tra il 2026 e il 2030, portando la crescita media annua attorno all’1,2%. Tuttavia, questo risultato dipende da un aumento concreto degli investimenti pubblici a partire dal 2026, obiettivo tutt’altro che scontato.
Germania: ritardi e burocrazia frenano gli investimenti
Il Governo tedesco ha previsto 59 miliardi di euro da utilizzare nel 2026 all’interno di un fondo speciale da 500 miliardi dedicato alle infrastrutture. Ma solo circa la metà di tale cifra potrebbe effettivamente essere spesa nel primo anno, con un incremento graduale negli anni successivi fino a circa 40 miliardi l’anno, quasi l’1% del Pil. I rischi di accusare ritardi sul programma di marcia sono dunque concreti perché, spiega l’esperto, ostacoli legali e amministrativi rallentano la realizzazione dei progetti e aumentano la possibilità che i fondi vengano spesi solo in parte. Inoltre, gli investimenti pubblici rischiano di procedere troppo lentamente per dare una spinta significativa all’economia nel breve periodo. Tale lentezza potrebbe aggravare problemi noti: una popolazione in età lavorativa in calo, tensioni commerciali con gli Stati Uniti e una concorrenza sempre più forte dalla Cina.
Zimmermann cita un esempio emblematico per quanto riguarda questo problema: i Laender, gli stati federali tedeschi, che riceveranno 100 miliardi dal fondo infrastrutturale ma avranno tempo fino al 2043 per utilizzare completamente le risorse, purché i progetti siano approvati entro il 2036. E, comunque, entro il 2029 dovranno essere impegnati solo un terzo dei fondi, un ritmo che difficilmente potrà generare effetti rapidi sulla crescita.
Germania: debito in aumento ma sotto controllo
Nonostante le nuove spese, il rapporto debito/Pil crescerà più lentamente del previsto. Le stime indicano un aumento dal 62 del 2024 al 70% entro il 2030 (corretto dal 75%). La Germania (il cui debito/Pil pur distante dal picco dell’81% del 2010) resta comunque più indebitata tra i Paesi con tripla ‘A’, i quali - in media - presentano un debito del 36% del Pil. Il deficit nel 2025 dovrebbe attestarsi al 2,5%, in lieve calo dal 2,7% del 2024, anche perché il bilancio è stato approvato solo a settembre, lasciando poco tempo per avviare le nuove misure. Per il 2026-2030 l’analista prevede disavanzi medi del 3,6%, dovuti soprattutto a spese per infrastrutture e difesa. Un nuovo allentamento fiscale appare per ora improbabile: il Governo è concentrato sull’attuare i fondi già approvati e non dispone della maggioranza necessaria per modificare la ‘debt brake’, il freno costituzionale al debito.
Economia tedesca: più flessibilità di bilancio, ma effetti incerti
Per finanziare le nuove misure il Paese, ha osservato Zimmermann, ha aumentato leggermente il suo piano di raccolta fondi: nel 2025 la Finanzagentur prevede infatti emissioni per 425 miliardi di euro, in crescita di 15 miliardi rispetto al trimestre precedente. Un aspetto rilevante è la crescente flessibilità del Governo nella gestione del bilancio. Alcune spese, come quelle del ministero dei Trasporti, sono state ridotte nel bilancio ordinario ma reintrodotte nel fondo speciale per le infrastrutture, mentre altre - come quelle del ministero del Lavoro - sono aumentate per coprire costi sociali. Questa redistribuzione rende il sistema più elastico, ma anche meno trasparente. E - come suggerisce l’analista - lascia aperta la domanda principale: gli ingenti fondi annunciati fin qui dal Governo riusciranno davvero a trasformarsi in crescita reale per l’economia tedesca?