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Indice Mic: disagio sociale più che raddoppiato in aprile
La pandemia da coronavirus ha fatto esplodere l’indice che misura il disagio sociale nel nostro Paese. Il MIC, indicatore calcolato da Confcommercio, in aprile si è attestato su un valore stimato di 41,9 punti, in aumento di 22 punti rispetto a marzo: è il livello peggiore degli ultimi tredici anni (la serie storica è iniziata nel 2007). Per avere un termine di paragone, nel 2007 (anno caratterizzato dalla recessione mondiale scoppiata a seguito della crisi dei subprime e del mercato immobiliare) l’indice Mic si è attestato a 13,2 punti. Lo scorso aprile, invece, le conseguenze dell’emergenza sanitaria si sono fatte sentire pesantemente, in particolare attraverso “il repentino deterioramento delle condizioni del mercato del lavoro”. Al netto peggioramento del disagio sociale, più che raddoppiato dunque in un solo mese, ha contribuito anche il rincaro dei prodotti di largo consumo.
La quasi totalità delle ore CIG con causale Covid-19
La nota di Confcommercio precisa che, come già successo per il mese di marzo, anche in aprile sono state necessarie alcune imputazioni per limitare la sottostima della disoccupazione. Nel dettaglio, la decisa riduzione delle forze di lavoro (di 758mila unità, somma dei cali degli occupati e dei disoccupati, rispettivamente di -274mila e di -484mila unità), e il contestuale aumento degli inattivi (+746mila) hanno ampliato l’area degli scoraggiati. Allo stesso tempo ad aprile, considerato che la quasi totalità delle ore di CIG autorizzate era con causale Covid-19, si è scelto di utilizzare come tiraggio - la quota delle ore autorizzate effettivamente utilizzate - una percentuale del 95%.
Dal lockdown forzata riduzione dell’orario di lavoro
Ad aprile il tasso di disoccupazione ufficiale si è attestato al 6,3%, in diminuzione di 1,7 punti rispetto a marzo e di 3,9 punti sull’anno, collocandosi al livello più basso da novembre 2007. Includendo però una parte dei sottoccupati tra i disoccupati, fermo restando il complesso delle persone attive sul mercato del lavoro, la situazione si rivela già molto meno favorevole. Infatti, il blocco delle attività deciso daL Governo per contenere la diffusione della pandemia, ha determinato un aumento di persone che vivono una situazione di forzata riduzione dell’orario di lavoro, portando il tasso di disoccupazione corretto al 10,1%, anche se in diminuzione anch’esso su marzo.
Il boom degli scoraggiati
La riduzione del tasso di disoccupazione è il riflesso delle difficoltà di effettuare, in questo momento, una ricerca di lavoro, determinando il trasferimento di parte della forza lavoro verso l’inattività. Si è ampliato sensibilmente, di conseguenza, il numero di scoraggiati.
Il tasso di disoccupazione esteso balza al 32,7%
Ad aprile 2020 le ore autorizzate di CIG si sono attestate su un valore di oltre 772 milioni, delle quali il 98% con causale Covid-19, a cui si sono associate oltre 85 milioni di ore per assegni erogati da fondi di solidarietà. Queste cifre registrate in un solo mese sono assimilabili a quanto avvenuto nell’intero 2009, fenomeno che rende fuorviante il calcolo di qualsiasi tasso di variazione rispetto ad altri periodi temporali. In termini di ore di CIG effettivamente utilizzate destagionalizzate e ricondotte a ULA, si stima che questo corrisponda a oltre 4,4 milioni di unità lavorative standard. Il combinarsi di queste dinamiche ha portato il tasso di disoccupazione esteso al 32,7%, valore più che doppio rispetto al mese di marzo di quest’anno e dell’aprile 2019.
L’inflazione sale allo 0,8%
Sempre nel mese di marzo, ricorda Confcommercio (che elabora l’indice su dati Istat e Inps), i prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto sono aumentati dello 0,8% su base annua, in aumento rispetto allo 0,6% di marzo.