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Mercato: Europa in pole position nell’economia ESG
La transizione verso un’economia più sostenibile è a uno stadio molto più avanzato in Europa rispetto al resto del mondo, forte di normative più avanzate e stringenti, di investitori più attenti alle strategie ESG delle imprese e di una domanda relativa da parte dei consumatori in crescendo.
L’Europa è all’avanguardia nell’innovazione ambientale, sociale e di governance (ESG) grazie a tre fattori: il vivace interesse degli investitori, un regime normativo avanzato e la crescente domanda di consumatori e imprese. In altre parole, è un esempio per gli altri Paesi della strada che c’è da percorrere per un mondo più verde e inclusivo. A fare da battistrada sono stati i cittadini europei, che sono i principali investitori in fondi ESG da oltre un decennio. In particolare, ha rilevato Tobias Mueller, portfolio manager di T. Rowe Price, negli ultimi tre anni quasi tutti i flussi netti di investimento nella regione sono stati destinati a fondi ‘targati’ ESG: questi asset superano oggi i 4mila miliardi di dollari, cioè più di un terzo di tutti i fondi investiti.
Le norme e una società più consapevole
Il secondo fattore è la normativa, che si è rivelato un motore fondamentale dei principi e delle pratiche ESG. Negli ultimi due anni, l’Ue è diventata più influente in questo senso, usando la regolamentazione per riorientare i flussi di capitale e accelerare la transizione verso un’economia a zero emissioni di carbonio, verde, competitiva e socialmente inclusiva, come mostrano gli esempi dell’SFDR, l’Agenda Fit for 55 o il REPowerEU. Per quanto riguarda la società: le persone chiedono un cambio radicale e incoraggiano pratiche e obiettivi economici più sostenibili per evitare danni catastrofici e duraturi al pianeta e al clima. Questo trend è evidente nella più grande economia dell’area, la Germania, ora guidata da un Governo a trazione ambientalista.
Il Vecchio continente leader della svolta ambientalista
Tutte le aziende europee, comunque, non sono state immuni da queste pressioni al cambiamento: hanno dovuto evolversi man mano che i Paesi hanno iniziato a legiferare per avere imprese, economie e società più verdi. Per questo nel Vecchio continente troviamo oggi società leader nell’adozione di criteri ESG nelle loro attività. Lo vede anche nei dati evidenziati da un modello, il Responsible Investing Indicator Model (RIIM), che T. Rowe Price utilizza per valutare il profilo e la performance ESG di oltre 15mila società in tutto il mondo. In questo ambito le società europee ottengono punteggi migliori rispetto alle controparti di altre regioni in tutti gli 11 settori dell’MSCI (e supera il resto del mondo in ciascuno dei tre pilastri ESG).
All’Europa il migliore rating green
A beneficio degli investitori più sensibili alle tematiche ESG, se si confrontano i principali benchmark azionari, si rileva che l’Europa vanta una percentuale più alta di società che ottengono il miglior rating green da parte di T. Rowe Price rispetto a Stati Uniti, Australia e mercati emergenti. L’Europa, sottolinea quindi Mueller, è un pioniere delle iniziative ESG e di sostenibilità, che solo ora stanno diventando più importanti Oltreoceano e nella regione Asia-Pacifico. Dietro questa crescita c’è, infatti, l’accresciuta consapevolezza - in questi ultimi anni - di molte aziende che hanno dovuto rispondere agli investitori, alle normative e alla società e, di conseguenza, il Vecchio Continente sta diventando un Nuovo Mondo che sta producendo molti leader ESG.
Gli esempi: dove scovare le opportunità targate ESG
Mueller porta tre esempi su dove gli investitori possono scovare le opportunità di una imprenditorialità all’insegna dell’ESG. Il primo riguarda la tedesca Symrise (produttrice di ingredienti), che ha stabilito un vantaggio competitivo duraturo creando catene di fornitura sostenibili e sicure. Ad esempio, la vaniglia è un ingrediente chiave di alcune delle essenze e aromi che produce e arriva per l’80% da una zona del Madagascar. Dal 2006 la società opera in quell’area, collaborando con agricoltori e comunità e sovvenzionando l’istruzione e la sanità. Di riflesso, dopo che nel 2017 un ciclone ha devastato le piantagioni di vaniglia e ha fatto salire i prezzi, Symrise è stata una delle pochissime aziende del settore ad avere ancora accesso a questo prezioso ingrediente.
Dal noleggio delle attrezzature al "gancio" del Green Deal Ue
Altro caso riguarda la britannica Ashtead, che noleggia attrezzature per l’agricoltura, la pulizia e l’edilizia: un modo efficace per ridurre le proprie emissioni di anidride carbonica. La scelta della sostenibilità ha spinto l’azienda ad aumentare il proprio mercato e ad andare oltre le tradizionali attività di infrastrutture e costruzioni. Infine, c’è la danese Rockwool International, destinata a beneficiare del Green Deal dell’Ue, che mira a rendere il patrimonio edilizio più efficiente dal punto di vista energetico. L’azienda ricava circa il 50% del fatturato dalla ristrutturazione degli edifici (di cui il 70% in Europa) e, grazie alle sue peculiarità, è cresciuta di circa il 5% l’anno nell’arco di 20 anni e ha ancora ampi margini di crescita.