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Sostenibilità digitale: italiani poco consapevoli, ma ci credono
In Italia, anche se una larga maggioranza ritiene che la sostenibilità sia una priorità, sono pochi quelli che la praticano, ovvero usano strumenti digitali che ottimizzano i consumi. I più usati sono lampadine smart, elettrodomestici connessi e impianti di climatizzazione gestibili da remoto.
Gli italiani e la sostenibilità digitale - in questa transizione - non vanno a braccetto, però il loro feeling ha potenziale per crescere e mettersi alla pari con la media mondiale. Nel Bel Paese, infatti, tutti la vogliono (per il 76% dei cittadini è una priorità), ma sono ancora molto pochi quelli che la praticano, ovvero che usano strumenti che ottimizzano i consumi nel rispetto dell’ambiente. È quanto emerge dalla ricerca ‘Italiani e Sostenibilità Digitale: cosa ne sanno, cosa ne pensano’, realizzata dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale in vista di COP26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà a Glasgow il prossimo 30 ottobre.
ONU, la sostenibilità passa dal digitale
Agli italiani, malgrado i notevoli passi avanti fatti nell’ultimo anno (per effetto della pandemia), manca ancora la consapevolezza del potenziale ruolo che ha la tecnologia in termini di rispetto della natura: passaggio fondamentale, secondo l’ONU, per aziende e istituzioni per comprendere come sviluppare politiche e strategie finalizzate a cogliere quella che è una sfida non più rimandabile. Dallo studio, ha commentato Stefano Epifani, presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, emerge un quadro fatto più di ombre che di luci per quanto riguarda il profilo della sostenibilità digitale. Tenuto conto che, tuttora, un italiano su sei ritiene che tali problemi siano importanti, ma non prioritari.
Non c’è un reale cambiamento dei comportamenti
Il quadro appare ancora più scoraggiante se consideriamo che, benché il 46% degli intervistati dichiari di identificare nella sostenibilità ambientale una priorità rispetto a economia e società, sono solo il 37% quelli che sono davvero in grado di cogliere le correlazioni tra questi tre fattori e gli effetti concreti delle posizioni ideologiche sulla sostenibilità. Per di più, ed è proprio su questo che si sviluppa nei dettagli la ricerca, tale consapevolezza stenta a generare un reale cambiamento nei comportamenti dei cittadini, soprattutto in relazione al ruolo del digitale e all’adozione di strumenti che potrebbero contribuire a combattere inquinamento e cambiamenti climatici.
Gli strumenti smart nel rispetto dell’ambiente
Ma in cosa consiste la ‘sostenibilità digitale’? Sono tutti quegli strumenti che permettono ai cittadini di ridurre i consumi, gli sprechi alimentari, di gestire meglio i rifiuti (e tagliare quindi anche i costi energetici). Ad esempio, a guidare la classifica degli strumenti digitali che contribuiscono alla lotta all’inquinamento e al cambiamento climatico troviamo le prese e le lampadine smart (usate regolarmente oggi dal 16,4% degli italiani), gli elettrodomestici connessi in rete (13%) e gli impianti di climatizzazione gestibili on-line (12%). Più distanti ci sono le applicazioni per la raccolta differenziata, le stazioni meteo intelligenti, i frigoriferi e le dispense smart.
Le app più usate
Piuttosto bassa (4,9%) è la percentuale di chi utilizza app per il monitoraggio della qualità dell’acqua, anche se è bene precisare che tale dato risente del fatto che questi servizi non sono disponibili su tutto il territorio. Seguono le applicazioni per la gestione dei rifiuti, usate regolarmente da un italiano su cinque. A guidare la classifica in questo caso sono le app che forniscono indicazioni e assistenza per la raccolta differenziata (10,9%) e quelle implementate dai Comuni per la prenotazione del ritiro dei rifiuti ingombranti (10,4%), oltre ai sistemi per la prenotazione dell’accesso alle isole ecologiche (6,6%). In crescita il successo delle app che consentono di limitare gli sprechi alimentari.
La domotica non è ancora alla portata di tutti
Le app legate alla domotica sono sempre più usate, ma, purtroppo, sottolinea Luciano Guglielmi, direttore del Comitato di Indirizzo della Fondazione, hanno ancora un costo non alla portata di tutti. Di conseguenza, quei benefici sia sociali (come il miglioramento della vita degli anziani o con difficoltà motorie o diversamente abili) sia ambientali (riscaldamento intelligente di uffici e case o il miglioramento della qualità dell’acqua) sono ancora obiettivi sui quali aziende e istituzioni devono puntare con più decisione. La ricerca analizza la percezione dell’impatto dei servizi digitali: se per il 51% l’impatto in termini energetici è ‘abbastanza forte’, sono solo il 22,8% di essi a stimare correttamente quanto forte sia effettivamente tale consumo, con un 77,2% che invece ha la percezione di un impatto energetico del digitale più basso di quanto non sia in realtà.