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SWG: con seconda ondata di contagi cresce la rabbia
Il Covid19 torna a fare paura agli italiani, sempre più incerti e con più rabbia nei confronti delle istituzioni e dei cittadini poco responsabili. Preoccupa l’approccio che hanno davanti all’eventuale vaccino anti-Covid: ben il 34 pct non intende farlo e il 14 pct nemmeno se fosse obbligatorio.
Tra gli italiani torna la paura per il Covid-19 ma, rispetto a quanto osservato in primavera, la seconda ondata di contagi si presenta in maniera molto diversa. Questa volta non c’è alcuna spinta all’unione e all’incoraggiamento, ma una crescente rabbia che si sfoga a 360 gradi, coinvolgendo da un lato le istituzioni - che hanno mal gestito questa fase – e dall’altro i cittadini che hanno messo in atto condotte poco responsabili. Secondo l’ultimo ‘Radar–Niente sarà più come prima’ di SWG (condotto nella settimana 9-15 novembre), risulterebbero tutti bocciati. Il voto assegnato al Governo e regioni è infatti di 5,2, ma è ancora più grave l’insufficienza riconosciuta ai cittadini: 4,6.
La tristezza supera la speranza
L’emozione che prevale è l’incertezza (57%), ma quello che spicca è il sorpasso della tristezza (29%) a scapito della speranza (27%). Su questo scambio pesa sicuramente la confusione che creano le attuali restrizioni: poco più della metà dei cittadini ritiene chiare le disposizioni nella propria regione e la quota diviene minoritaria a Nordovest e nelle Isole. Ci si fida solo dei medici, ma anche in questo caso, con numerosi distinguo e minore intensità rispetto alla prima ondata.
Il 34% degli italiani non intende vaccinarsi contro il Covid
La corsa al vaccino anti-Covid si scontra con una popolazione divisa: se il 42% è pronto a vaccinarsi, il 34% non intende farlo (il 14% nemmeno se fosse obbligatorio), ma un quarto dei cittadini (24%) si dice ancora indeciso. Riguardo al vaccino che sarà immesso sul mercato, per il 53% ci son buone probabilità che sia affidabile. Anche qui c’è una rilevante quota degli scettici: il 9% sostiene che sarà poco affidabile e che probabilmente non proteggerà dal contagio. Per il 15%, addirittura, rappresenterà un rischio con effetti collaterali.
Rischi reali e percepiti
Al 7 novembre all’1,4% degli italiani era stato diagnosticato il Covid-19. Stando ai casi rilevati questa incidenza mostra il picco dopo gli 80 anni, soprattutto oltre i 90 dove sale al 3,6%. La percezione del rischio di contagio è molto più elevata: uno su 4 ritiene molto probabile contrarre il virus: probabilità più sentita dagli under 50, la fascia d’età alla quale il virus viene diagnosticato di meno. Per quanto riguarda la gravità percepita: se (al 7 novembre) la letalità del virus tra i casi registrati era del 4,8% (circa un morto ogni 20 casi), tale incidenza raggiungeva un caso su 5 tra gli over 70. Parallela, seppure più elevata, corre la probabilità percepita di incorrere in conseguenze gravi in caso di contagio: solo il 10% sotto i 50 anni pensa di poter avere sintomi gravi o morire, ma dopo i 70 la quota sale al 35%.
Acquistati più scorte alimentari e prodotti sanitari
Con l’incedere della seconda ondata è risalita, stabilizzandosi (al 47%), la propensione dei cittadini a comprare online, mentre continua a diminuire la spinta a rifornirsi in centri commerciali e grandi negozi, perlomeno nel breve periodo. Nella settimana delle restrizioni crescenti gli italiani hanno pensato a rifornirsi di prodotti igienico sanitari e alimentari, mentre tutto il resto è passato in secondo piano: in particolare registrano un interesse limitato l’abbigliamento (il 43% si dice meno propenso di prima ad acquistarli), così come l’arredamento (32%) e carburanti (24%). Rimangono invece stabili i prodotti tecnologici e quelli per animali. Parlando di animali domestici, la maggioranza (59%) li ritiene un’importante compagnia che, in tempo di pandemia, offre più conforto del solito.