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Usa: l’economia ha poco da guadagnare dall’aumento delle tariffe
Nonostante la percezione di un possibile rialzo dell'inflazione, le evidenze a lungo termine dei dazi sono scarse. Inoltre, l'obiettivo di ridurre il deficit commerciale Usa potrebbe non essere facilmente raggiungibile, poiché i consumatori continuerebbero a comprare beni esteri nonostante i dazi.

Gli Stati Uniti sono pronti ad aumentare i dazi nel tentativo di ridurre il deficit commerciale. L’aumento delle tariffe potrebbe danneggiare il commercio globale, in particolare la produzione, con effetti negativi per imprese e consumatori. Il maggiore impatto, secondo Blerina Uruci, chief U.S. economist di T. Rowe Price, lo avranno i Paesi maggiormente dipendenti dall'export o dalla manifattura. Tra le conseguenze più probabili ci saranno quella di avere un dollaro più forte e una risposta delle Banche centrali estere più morbida, per non subire la maggiore concorrenza. Non di meno, secondo l’esperta, nonostante l'aumento dell'incertezza (e le probabili pressioni inflative), la Fed potrebbe non inasprire la politica monetaria, mentre l’azionario potrebbe risentire di una maggiore volatilità.
Dazi Usa: strategia negoziale o scure commerciale?
L’Amministrazione Usa ha annunciato l'introduzione di nuovi dazi su alcuni partner commerciali, ma non è ancora chiaro se saranno effettivi o se sono una strategia per avere potere negoziale con l’obiettivo di riequilibrare i rapporti commerciali. In effetti, ricorda Uruci, la decisione di sospendere (per 30 giorni) i dazi su Canada e Messico, mantenendoli sulla Cina, non lo ha chiarito. Pur avendo una certa giustificazione politica, la possibilità di un nuovo ciclo di dazi aggiunge nuova incertezza alle previsioni economiche globali. Come accade per un aumento delle tasse, nuove tariffe provocano uno shock alla domanda. I dazi generano anche incertezze sulla spesa futura e, in questo senso, l'incertezza economica agisce come un aumento dei tassi d'interesse, spingendo le imprese a posticipare consumi, investimenti e assunzioni.
Lo shock della domanda a livello globale
L’impatto non si esaurisce qui. Se Washington introducesse una tariffa che riduce il consumo di beni importati, il resto del mondo subirebbe infatti uno shock della domanda, con un aumento dell'output gap e un eccesso di manodopera e capacità produttiva. Sul fronte inflativo al momento c’è più incertezza. Nonostante la percezione che i dazi possano generare inflazione, le evidenze secondo Uruci sono scarse. I dazi potrebbero causare sì inflazione se aumentano le aspettative in tal senso, ma non ci sono prove che un'imposizione una tantum di tariffe abbia effetti inflazionistici duraturi. Altri dubbi di Uruci riguardano i possibili benefici per l’economia Usa. Sebbene l'obiettivo principale sia la riduzione del deficit commerciale, che è raddoppiato da quando Trump è diventato presidente otto anni fa, non sarà facile da raggiungere.
L'effetto boomerang dei dazi in Usa
Gli Usa, infatti, importano beni perché sarebbe per loro costoso e inefficiente produrre tutto internamente e la forza economica del Paese consente ai consumatori di comprare più prodotti stranieri. Inoltre, paradossalmente, se Trump riuscisse a incrementare le entrate, il deficit potrebbe crescere ulteriormente, dato che gli statunitensi continuerebbero ad acquistare beni esteri. Sebbene i produttori locali beneficerebbero dei dazi, i loro vantaggi comporterebbero svantaggi per i consumatori Usa, con prezzi più alti. Tra i Paesi più colpiti, quelli con politiche monetarie più flessibili potrebbero attutire meglio l’impatto. In particolare, i piccoli hub manifatturieri in Asia e Europa centrale e orientale, così come Paesi con forti legami commerciali diretti con gli Stati Uniti, come Messico e Canada, sarebbero tra i più a rischio.
L’impatto sui mercati delle politiche Usa
La politica Usa potrebbe rafforzare il dollaro, poiché l'aumento delle tariffe sulle importazioni generalmente fa apprezzare la valuta nazionale. Ciò potrebbe spingere le Banche centrali estere ad allentare le politiche monetarie, indebolendo le loro valute. I dazi hanno generalmente alimentato aspettative di inflazione più alta e nell’obbligazionario un aumento dei rendimenti a lungo termine. Se la preoccupazione si spostasse sugli effetti negativi dei dazi sulla crescita, la curva dei rendimenti potrebbe irrigidirsi, con una crescente aspettativa di riduzioni dei tassi. Nonostante i dazi, la Fed probabilmente non inasprirà la politica monetaria, in quanto gli effetti sui consumatori saranno simili a quelli di un aumento dell'IVA e la continua crescita economica negli Stati Uniti riduce la pressione per ridurre i tassi.
I dazi potrebbero danneggiare gli asset sensibili alla crescita, come le azioni, aumentando l'incertezza economica e i premi al rischio per gli investitori. Tuttavia, gli effetti negativi sulle imprese statunitensi potrebbero essere parzialmente compensati da politiche fiscali favorevoli e tagli alle imposte sulle società.
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