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Il punto sulle commodity

03/11/2016

Mano a mano che ci si avvicina alla fine dell'anno, sono in rialzo le aspettative di mercato che la Fed aumenterà i tassi nel mese di dicembre. Storicamente, questo ha sempre comportato un rafforzamento del dollaro americano con un conseguente impatto negativo sui prezzi delle materie prime, in particolare sull'oro, che ha una forte correlazione inversa con il biglietto verde.

Questa volta non si prospetta uno scenario diverso, infatti la performance dell'oro da settembre è stata debole e probabilmente rimarrà tale fino al 14 dicembre, quando la Fed annuncerà la sua decisione riguardo ai tassi.

Secondo gli analisti di Etf Securities, questo è il momento giusto per la Fed di aumentare i tassi, anche se, alla luce dei recenti commenti di Janet Yellen, è sempre più evidente che la Banca centrale sta perseguendo in modo esplicito una politica di interessi reali negativi al fine di stimolare occupazione e inflazione. Va evidenziato che guardando alle serie storiche sono le aspettative di rialzo dei tassi che forniscono sostegno al dollaro americano e di conseguenza hanno un effetto negativo sulle commodity: generalmente, a rialzo avvenuto, questo trend si inverte.

A dicembre potrebbe ripetersi questo schema, in particolare per l'oro che potrebbe trovare sostegno dagli interessi reali negativi, dai tassi negativi sui depositi, dalla volatilità dei mercati azionari e dall'incertezza politica, quest'ultima in particolare in Europa, dove diversi paesi stanno per affrontare importanti sfide elettorali e dove i movimenti di stampo populista sono in testa nei sondaggi.

Passando alle commodity energetiche, la decisione dell'Opec, annunciata lo scorso 28 settembre, di tagliare di un milione di barili al giorno la produzione di petrolio ha innescato un rialzo dell'oro nero con i prezzi che sono risaliti del 20% nelle ultime settimane. Tuttavia, un accordo per congelare la produzione ai livelli attuali, molto elevati, di 33 milioni di barili al giorno, non sarà sufficiente a riequilibrare l'eccesso di offerta, per cui gli esperti di Etf Securities si attendono che il petrolio si manterrà in un range di prezzo tra i 40 e i 55 dollari al barile nel corso del prossimo anno.

A rendere inefficace l'ultimo sforzo da parte dell'Opec di stabilizzare il mercato del petrolio potrebbe anche intervenire un eventuale aumento della produzione da parte dei paesi non-Opec. La Russia, ad esempio, non ha chiarito se il suo impegno sarà per un taglio effettivo o soltanto un congelamento della produzione, mentre i produttori di shale oil statunitensi, incoraggiati dal rialzo dei prezzi, hanno incrementato le trivellazioni per sette settimane consecutive, al livello più elevato dallo scorso febbraio.

Per quanto riguarda i metalli industriali il comparto ha registrato un rialzo dell'1,3% nell'ultimo mese, spinto in particolare dalle buone performance di nickel e alluminio. Nonostante una stabilizzazione del tasso di crescita della Cina, che nel terzo trimestre ha registrato un +6,7% anno su anno, e i buoni dati sulla produzione industriale statunitense, diversi fattori negativi potrebbero impattare sul settore, quali un rafforzamento del dollaro, un aumento della produzione di metalli, soprattutto di alluminio, da parte delle industrie cinesi e infine le politiche del governo del gigante asiatico volte a raffreddare il surriscaldato mercato immobiliare locale.

A cura di: Paola Sacerdote

Parole chiave:

commodity materie prime oro petrolio
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