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Cicli e supercicli
La durata dei cicli economici varia e si posiziona intorno ad una media storica che, nel caso degli Stati Uniti, è di circa cinque anni. I supercicli, costituiti da più cicli, comprendono periodi più lunghi
I cicli economici trovano ampio spazio nella teoria economica moderna perché possono essere misurati. Nel caso degli Stati Uniti, il National Bureau of Economic Research (l’istituto nazionale di statistica), ha calcolato con precisione la durata dei cicli dell’economia nordamericana a partire dalla metà del secolo XIX. Un ciclo completo inizia quando viene raggiunto il punto massimo di un’espansione economica (di conseguenza si mette in moto una contrazione) e finisce quando, dopo essere usciti da una fase recessiva, si raggiungono nuovi massimi. E’ in questo momento che prende il via un’altra contrazione che segna l’inizio di un altro ciclo. Analogamente possono essere considerati i punti di minimo (al posto di quelli di massimo) come punti di inizio o di chiusura dei cicli economici.
Pertanto, i cicli sono composti da espansioni e contrazioni. Fortunatamente le fasi espansive sono solitamente più lunghe di quelle recessive, ed è proprio per questo motivo che il trend di lungo termine (secolare) dell’economia capitalista è crescente. La relativa brevità delle fasi espansive e recessive le rende riconoscibili ai più e ne consente l’ingresso a pieno titolo nella teoria economica.
Per altro verso ci troviamo a fare i conti con periodi più lunghi, che vengono denominati supercicli e che conterrebbero più cicli economici tali da fissarne la durata a più decenni. La misura di questi supercicli è più complessa e soggettiva. Per tale ragione non sono ben accettati dalla teoria economica tradizionale. Questo non vuol dire che non esistano. I supercicli vengono divisi in supercicli freddi (a bassa crescita) e supercicli espansivi (ad alta crescita). Allo stesso modo dei cicli, ci sarebbe un’alternanza tra i supercicli freddi e quelli espansivi.
Non pochi esperti sostengono che negli ultimi anni ci siamo trovati nel mezzo di un superciclo freddo sperimentato dalle economie industrializzate. Senza entrare nei dettagli di questa teoria, basti pensare che l’economia statunitense ha accumulato una crescita reale medio annua non superiore all’1,7% nell’ultimo decennio. Le economie europee e il Giappone non hanno saputo fare meglio. Le implicazioni dei cicli e supercicli sono molto importanti per gli assets finanziari. Se a questo sommiamo il fatto che agli inizi degli anni duemila le Borse hanno registrato indicatori e livelli di sopravvalutazione mai visti durante la loro storia, gli argomenti a supporto di un mercato secolare ribassista sono serviti.
Una delle principali implicazioni di tale scenario per gli investitori è la realizzazione di rendimenti nulli (ampiamente negativi in termini reali) a partire dall’inizio del secolo in corso e l’elevata probabilità di continuare a restare in rosso per altri anni.
A questo punto è probabile che soltanto quando si completerà la riconversione delle indebitate economie sviluppate e saranno gettate le basi per un aumento della produttività, assisteremo all’avvio di un nuovo superciclo espansivo. Solo in quel momento la strategia buy and hold tornerà ad essere vincente.
Tornando al presente, è probabile che nei prossimi mesi i mercati faranno crescere i livelli di stress per costringere i politici a prendere le decisioni impopolari fin qui rimandate.