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Hedge fund, ancorati al binomio rischio rendimento
Spingendo il livello di analisi oltre i dolorosi casi di Madoff o Lehman con le conseguenti drammatiche e ampie ripercussioni mediatiche, un’analisi realistica dovrebbe prendere in considerazione i risultati dell’intero comparto
La prima cosa che andrebbe sottolineata è che i fondi hedge non hanno offerto la protezione che ci si aspettava fossero in grado di garantire in periodi di crisi e nei corrispondenti cicli ribassisti. Il 2008 ha registrato ampi rendimenti medi negativi a due cifre (vicini al 20%) per numerose strategie e fondi. Si tratta di un comportamento poco giustificabile per la categoria, seppur in presenza di una delle peggiori crisi finanziarie di tutti i tempi.
Tanto il concetto di prodotto (al quale vengono attribuiti una maggiore abilità ed agilità) che la costruzione dei portafogli devono essere disegnati per resistere o gestire situazioni straordinarie. In particolare, uno dei pilastri dei fondi hedge si basa sulla supposta capacità di modellare e gestire distribuzioni di performance degli assets non tradizionali. Nel caso dei gestori dei fondi di fondi hedge l’analisi delle serie storiche della stessa industria hedge dovrebbe tener conto dell’asimmetria dei rendimenti e della capacità di distribuirli. Vale a dire della possibilità di operare su valori numerici estremi. In tal modo, l’analisi quantitativa e la gestione del rischio dovrebbero essere disegnate per fare in modo che i portafogli siano capaci di resistere e reagire agli stimoli provenienti dal mercato.
In una fase successiva si posiziona la parte qualitativa, abitualmente conosciuta nell’industria come due diligence. Dopo il caso Madoff, molte critiche sono arrivate a coloro che sono stati incaricati di metterla in atto. La verità sull’analisi qualitativa è che si tratta di un procedimento molto costoso che richiederebbe tante risorse per poter coprire tutti i suoi aspetti, tuttavia, va sottolineato che nel caso Madoff sono stati ignorati anche alcuni aspetti elementari di due diligence che non richiedono molte risorse.
Detto questo, il punto chiave per la difesa del comparto, anche in presenza di questi ultimi nefasti dati alla mano, si basa sul binomio rendimento-rischio. La possibilità di costruire portafogli ben diversificati e dotati di un buon livello di asimmetria dei potenziali rendimenti resta intatta, in particolare per gli investitori istituzionali. All’interno di tale processo, una maggiore attenzione andrebbe riposta nella selezione dei fondi da inserire in portafoglio o nella costruzione dei fondi di fondi hedge.
In ogni caso, è indubbio che negli ultimi anno il comparto è stato interessato da una serie di cambiamenti di non poco conto, tuttavia, ci saranno sempre investitori a caccia di inefficienze o interessati a sviluppare e sperimentare strategie che puntino ad ottenere rendimenti superiori agli assets tradizionali. Gli esperti credono che il futuro sarà permeato dall’arrivo di prodotti più semplici e che l’industria si incamminerà verso un processo di ‘pulitura’ dei fondi mediocri, un ribasso generalizzato delle commissioni, l’ampliamento dei tempi di permanenza obbligatoria all’interno dei fondi ( per evitare che una crisi di liquidità provochi il collasso di numerosi fondi impossibilitati nel breve termine a restituire il patrimonio ai rispettivi clienti).