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Vince Macron, meno incertezza in Europa
Macron ha vinto le elezioni presidenziali in Francia con il 66% dei voti, tre punti in più rispetto ai sondaggi.
La reazione del mercato nella giornata di lunedì è stata piuttosto contenuta, poichè la vittoria del leader di "En Marche!" era già stata prezzata all'indomani del primo turno elettorale.
Lo spread tra i titoli governativi francesi e il Bund tedesco è infatti sceso a 43 punti base lo scorso venerdì, prima del ballottaggio, dimezzzato rispetto agli 85 punti base alla vigilia della prima tornata, anche se rimane ancora piuttosto elevato se lo si confronta al livello di qualche mese fa, al di sotto di 30 punti base.
Secondo gli analisti di Etf Securities è probabile che il differenziale tra i bond governativi francesi e tedeschi si manterrà elevato fino alle elezioni legislative di metà giugno, a causa dell'incertezza intorno alla capacità di Macron di ottenere la maggioranza in Parlamento e far approvare il suo piano di riforme.
Dopo gli errori clamorosi dei sondaggi diffusi prima delle elezioni presidenziali americane e del referendum sulla Brexit, gli investitori questa volta sono stati estremamente cauti e non si sono fidati delle proiezioni alla vigilia del voto al primo turno per prendere posizione, ma hanno scommesso sulla vittoria elettorale di Macron solo dopo il responso ufficiale delle urne, che ha mandato al ballottaggio Macron e Marine Le Pen, come evidenziato dai movimenti sul mercato valutario, con il forte recupero dell'euro sul dollaro americano.
La vittoria di Macron sulla leader del Fronte Nationale riduce considerevolmente il rischio politico in Europa, e questo è sicuramente positivo sia per l'outlook economico della regione che per l'euro.
Nel suo discorso della vittoria il nuovo inquilino dell'Eliseo ha posto l'accento sul suo impegno "a difendere e proteggere" l'Europa, il che porterà probabilmente a un rafforzamento delle relazioni franco-tedesche. Una cooperazione forte tra i paesi dell'Unione d'altronde è essenziale per affrontare questioni complesse come i negoziati per la Brexit, il salvataggio della Grecia e un'eventuale crisi del sistema bancario italiano.
Va detto che l'analisi del voto francese mette in evidenza un elettorato molto diviso, e questo è un elemento che renderà il percorso delle riforme tutt'altro che facile. Al ballottaggio un terzo dei francesi o non ha votato o ha votato scheda bianca, mentre Marine Le Pen ha ottenuto il 34% delle preferenze, il doppio rispetto ai voti ottenuti dal padre nelle presidenziali del 2002, portando il suo movimento a diventare il principale partito di opposizione in Francia.
La rapida ascesa del Fronte Nationale negli ultimi cinque anni potrebbe rappresentare una minaccia sull'outlook di lungo termine della Francia se il presidente eletto non riuscirà ad affrontare le radici profonde alla base del populismo crescente in Francia.
In un contesto nel quale le politiche monetarie stanno esaurendo la loro azione, le riforme strutturali rimangono l'ingrediente mancante per la crescita del paese d'Oltralpe.
Su questo fronte Macron si è impegnato a ridurre la spesa pubblica di quattro punti, dal 56 al 52% entro il 2022, avvicinandola alla media europea che si attesta al 48,5%, attraverso una riduzione del numero di funzionari pubblici e un maggiore controllo sulla spesa sociale.
L'obiettivo di Macron è di ridurre il rapporto deficit/Pil dal 3,4% al 3% (il tetto stabilito dall'Unione europea) entro la fine dell'anno, per arrivare all'1% entro il 2022.
Per stimolare la crescita economica Macron ha poi annunciato un piano di investimenti da 50 miliardi di euro, che comprende 15 miliardi da destinare alla "transizione ecologica" nei prossimi cinque anni, l'introduzione di maggiore flessibilità nel mercato del lavoro e una riduzione dell'aliquota fiscale per le aziende dal 33,3% al 25%, in linea con la media europea.
A questo punto non resta che attendere il responso delle urne alle elezioni legislative di metà giugno. Se "En Marche!" e gli altri partiti che lo sostengono riusciranno ad ottenere la maggioranza in Parlamento, Macron avrà maggiori possibilità di realizzare le riforme annunciate per rilanciare la crescita economica della Francia, e nel contempo dare una nuova speranza al futuro dell'Europa.