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Potenzialità e rischi del listino italiano
L’indice della Borsa italiana è ancora lontano dai livelli pre-crisi. Quali settori saranno in grado di supportare una potenziale crescita del listino italiano? Quali i rischi?
Il FTSE Mib è un mercato singolare all’interno dell’Eurozona con un 34% delle vendite incentrate sull’attività interna (27% per il DAX) e un 26% sugli Usa (12% per il DAX), mentre ha esposizioni rilevanti su banche (29%), utility (18%) e settori del petrolio e del gas (10%). Anche per questo motivo, la recente ripresa della crescita italiana è stata determinante per l’accelerazione della performance dell’indice.
Secondo Patrick Moonen, principal strategist Multi Asset di NN Investment Partners, il sostegno maggiore alla performance dell’indice italiano potrebbe provenire dal settore finanziario, che ha un forte peso nell’indice del mercato italiano. Tuttavia, affinché ciò accada, dobbiamo vedere un aumento dei rendimenti dei titoli di Stato e/o un ampliamento dello spread tra obbligazioni a lungo e a breve termine.
Ciò non è così ovvio in un contesto di bassa inflazione. Inoltre, precisa il gestore, potrebbe essere un’arma a doppio taglio in quanto rendimenti più elevati potrebbero influenzare la prospettiva di crescita attraverso condizioni più severe di politica monetaria e queste, a loro volta, hanno generalmente un impatto negativo anche sulle performance dei bond-proxy come le utility, i titoli del real estate e quelli del settore delle telecomunicazioni.
Ciononostante, allo stesso tempo, sono stati compiuti molti progressi nel risanare il settore bancario e i suoi bilanci attraverso un processo di ricapitalizzazione e di consolidamento. Questa è stata una sfida importante per gli asset italiani. Infine, una ripresa dell’economia domestica avrà un impatto positivo sulla qualità del portafoglio di prestiti, riducendo di conseguenza la necessità di provvedimenti.
Anche Andrea Carzana, gestore azionario europeo di Columbia Threadneedle Investments, pone l’accento sul fatto che l’indice Italiano è per la maggior parte rappresentato dal settore finanziario, il quale ha subìto una forte contrazione negli ultimi anni. A nostro avviso, sostiene il money manager, il sistema bancario Italiano ha fatto un grosso passo in avanti per risolvere alcuni dei problemi che lo hanno afflitto nel corso degli anni.
Nonostante ciò, un maggiore consolidamento nel settore è necessario in quanto ci sono troppe banche nel Paese. Inoltre, con le prossime elezioni quasi alle porte, il rischio politico tornerà a salire e con questo è ipotizzabile che lo spread torni ad allargarsi, danneggiando così il sistema bancario. Le prossime elezioni saranno un bel banco di prova per la nostra Borsa per capire se finalmente il mercato si fiderà della politica italiana per portare avanti le riforme necessarie al Paese. Settore bancario a parte, la nostra preferenza va al settore industriale e a quello dei beni di consumo dove l’Italia presenta delle ottime aziende, soprattutto di medie dimensioni, come Prysmian, Campari, IMA. Aziende con un rischio Paese più basso data la forte diversificazione geografica e con dei forti vantaggi competitivi. Cosa che oggigiorno le banche italiane non offrono.
E sul fronte dei rischi? Gero Jung chief economist di Mirabaud Am, consideriamo i rischi politici interni il limite principale per le azioni italiane fino alle prossime elezioni, che dovrebbero avere luogo entro la primavera del 2018. Per gli operatori di mercato, la possibilità di un voto elevato a favore dei partiti non tradizionali rappresenta un rischio. Anche se il rischio istituzionale maggiore sull’Euro nel suo complesso è escluso, la pressione sull’Italia potrebbe rimanere consistente con un potenziale impatto significativo sui beni italiani, tra cui spread Cds più elevati, spread obbligazionari rispetto ai bund tedeschi più ampi e possibili deflussi sulle azioni.