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Il ritorno delle Repubbliche Baltiche
Negli ultimi venti anni, le performance economiche dei paesi baltici (Estonia, Lituania e Lettonia) hanno superato nettamente quelle realizzate dal resto del Vecchio Continente
I risultati conseguiti da questi piccoli paesi sono stati talmente positivi da spingere la Banca Centrale Europea ad affermare che l’evoluzione del processo di convergenza all’Unione Europea seguito da questi paesi è stato straordinario. Dalla Bce si sottolinea che i paesi baltici sono stati in grado di mantenere un ritmo di convergenza sorprendente.
Nonostante gli effetti della crisi abbiano fatto sentire il loro peso sul trend della crescita economica di questo gruppo di Stati, i danni si sono concentrati in un lasso di tempo molto breve, consentendo al gruppo di riprendere in tempi stretti la corsa al rialzo.
Nel 1995, il reddito medio procapite di questi paesi si attestava al 28% della media dell’UE-15, il dato è balzato fino al 66,5% nel 2015. Nonostante gli ottimi risultati raggiunti, la Banca Centrale Europea pone l’accento anche su alcuni fattori che hanno favorito questo trend: la presenza di livelli di reddito medio procapite molto bassi nel 1995 e la transizione verso modelli di economia di mercato avviatasi negli anni Novanta.
Da quando questo gruppo di Stati ha deciso di entrare a far parte dell’Unione Europea (2004), i loro Governi hanno seguito alla lettera le indicazioni di Bruxelles, perseguendo un programma economico basato sul libero mercato e sulla spinta allo sviluppo di attività imprenditoriali. Altrettanto rilevanti sono stati i miglioramenti compiuti sul versante istituzionale.
Un dato particolare che evidenzia il successo ottenuti dai paesi baltici è offerto dal confronto tra il loro Pil procapite e quello greco. Stando ai dati di Eurostat (istituto di statistica dell’UE), nel 1999 il Pil procapite ellenico era di 16.100 euro mentre quello estone si fermava ad appena 7.400 euro. Nel 2016, l’indicatore greco registrava 19.500 euro e quello estone 21.500 euro.
La comparazione non lascia adito a dubbi perché è stata realizzata con il ricorso al PPA (cioè a parità di potere d’acquisto). Il Pil pro-capite calcolato con questo metodo elimina le differenze tra i livelli dei prezzi dei beni e servizi presenti nei singoli paesi e consente di effettuare dei confronti scevri dalle distorsioni esercitate dai prezzi.
In questo caso, il Pil PPA viene denominato tenendo conto dei valori medi presenti nell’UE a 27. Il Pil PPA sarà pertanto dato dall’insieme dei beni e servizi finali prodotti in un paese durante l’anno preso in considerazione,. Tuttavia, invece di tenere conto dei prezzi di quel paese si prenderanno in considerazione i prezzi medi dell’UE.
Come sempre, il quadro non è completamente roseo ed esiste il classico rovescio della medaglia. L’apertura ai mercati internazionali li ha resi più vulnerabili dal punto di vista macroeconomico e ha imposto varie sfide in materia di politica economica. Una delle sfide più ardue è stata la gestione del ciclo economico in un contesto segnato dalla volatilità dei flussi di capitali.