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Sempre più Europa
È un momento magico per l’Europa, una di quelle fasi che non si vedevano da anni. Eravamo abituati a uno scenario di sostanziale depressione nel Vecchio continente, con dati che erano largamente al di sotto di quelli degli Stati Uniti, che già peraltro non erano brillantissimi, ma oggi quasi tutti i numeri e le previsioni volgono al bello. Per di più in un contesto globale che è complessivamente buono. Gli unici problemi attualmente potrebbero venire dalla politica, che in quasi tutta l’Unione sta facendo di tutto per rendere la situazione più complicata.
Vediamo alcuni dettagli.
Dati macroecomici. Nel terzo trimestre l’economia dell’area ha evidenziato un incremento in termini reali dello 0,6%, al di sopra delle attese di consenso (0,5%). Anche i dati pubblicati da Spagna e Francia mostrano un buon incremento, rispettivamente dello 0,8% e dello 0,5%; comunque il trend positivo è attualmente in corso in tutte e quattro le maggiori economie dell’Eurozona, Italia compresa. Anno su anno, l’Eurozona sta crescendo ora del 2,5%. Inoltre la domanda domestica è salita dello 0,5%, Persino il settore delle costruzioni, uno di quelli maggiormente in difficoltà, sembra essersi stabilizzato: nel 2017 e nel 2018 dovrebbe vedere un miglioramento di circa il 2%, dopo una media del -2,4% fra il 2007 e il 2015.
La Bce. La Banca Centrale Europea ha appena avviato una politica di disimpegno dal quantitative easing, ma lo ha fatto con totale gradualità e in una maniera che è stata giudicata molto positivamente dai mercati. L’acquisto di titoli mensili passera da 60 miliardi di euro e 30, ma la manovra verrà prolungata fino al settembre del 2018. Inoltre non verranno toccati i tassi che resteranno bassissimi, ovviamente con grande piacere delle imprese (un po’ meno delle banche) e non si parla neppure di ridurre a tempi brevi il bilancio dell’istituto di Francoforte. Per di più con la promessa da parte di Draghi che alla prima difficoltà non ci saranno problemi a ritornare all’antico e a riprendere il quantitative easing in forza. In pratica dall’Eurotower è stato dato inizio a una politica di rientro, ma con una gradualità totale. I mercati hanno interpretato questa manovra molto positivamente: hanno giudicato che, se l’istituto centrale ha avviato l’exit strategy, ci sono evidentemente buoni dati economici e ancora migliori previsioni, ma lo ha fatto con una tale cautela da non mettere in difficoltà nessuno stato e nessuna struttura economica.
L’euro. La moneta unica ha immediatamente reagito alle parole del presidente della Bce passando da circa 1,17 contro il dollaro a 1,16%: questo indebolimento, senza essere di per sé clamoroso, aiuta comunque le esportazioni europee verso tutto il pianeta. Ovviamente i mercati ne hanno preso più che positivamente atto.
Gli utili. Buone notizie anche dai profitti, che nel Vecchio continente dovrebbero arrivare quest’anno a +12,8% per l’Msci Europe, con energia, beni di consumo discrezionali e materiali di base (tutti settori beneficiati da un ciclo economico positivo) a guidare le danze.
I mercati azionari. Le borse di tutta Europa, che erano già molto positive, stanno reagendo con una certa euforia alle novità più recenti: basti pensare che il Ftse Mib il 27 ottobre era a 22.665 e al momento in cui scriviamo è a 23.083. Il Dax, l’indice della borsa tedesca, sempre al 27 ottobre era a 13.217, contro gli attuali 13.445. Il listino tedesco peraltro viene da un anno splendido: 12 mesi fa era quotato 10.325 punti e dopo avere toccato per la prima volta a settembre il suo massimo storico a 13 mila ha messo a segno in un anno una crescita di circa il 30%.