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Il successo delle strategie alternative
I risicati rendimenti offerti dalla maggior parte degli strumenti focalizzati sul reddito fisso hanno spinto molti investitori prudenti verso prodotti di tipo absolute return
Negli ultimi anni abbiamo assistito a un incremento dell’interesse degli investitori privati per i prodotti absolute return, tuttavia, la spinta più forte alla raccolta di questi prodotti è arrivata dall’impennata della domanda proveniente dagli investitori istituzionali, in particolare i fondi pensione, che hanno bisogno di rendimenti reali positivi per adempiere agli obblighi sottoscritti con i rispettivi iscritti. Una prova concreta di tale impulso la si trova nella percentuale di patrimonio dei fondi pensione assorbita dai prodotti absolute return (attualmente siamo al 21%).
L’interesse degli investitori istituzionali si spiega anche con l’adeguatezza delle strategie absolute return all’orizzonte temporale preso in considerazione da questi investitori per centrare i target che si sono prefissati. Lo stesso motivo diventa invece un ostacolo per l’investitore privato, il cui orizzonte temporale è spesso troppo breve per poter approcciare con successo queste strategie.
Il mondo della gestione del risparmio è stato per lungo tempo dominato da due opzioni. La prima è la gestione attiva che, a fronte di commissione di gestione più elevate, aspira a realizzare performance superiori a quelle registrate dai principali indici di riferimento. La seconda è la gestione passiva, realizzata attraverso il ricorso a fondi indicizzati ed Exchange Traded Funds, che puntano, a fronte di commissioni di gestione molto convenienti, solo a replicare quanto più fedelmente l’andamento seguito dagli indici azionari e obbligazionari.
Negli ultimi anni questo equilibrio è stato rotto dalla nascita di una terza opzione che, fino a prima dello scoppio della bolla dei titoli subprime, era rimasta nell’ombra del mondo offshore (non regolamentato). Tuttavia, in un contesto in cui i tassi sono prossimi allo zero, gli strumenti della ‘gestione alternativa’ hanno intrapreso un sentiero di sviluppo che li ha portati a contatto diretto con l’investitore privato.
I fondi absolute return –che stanno vivendo un vero e proprio boom in molti paesi- hanno delle caratteristiche che li avvicinano agli hedge fund tradizionali (ma sono più liquidi e operano sotto l’ombrello normativo Ucits. Stando alle stime formulate da alcuni operatori istituzionali, quest’asset class potrebbe raggiungere nel 2021 un patrimonio in gestione prossimo ai 2.700 mld di usd. Se queste stime saranno rispettate, avremo la conferma del boom che stanno vivendo questi prodotti nel Vecchio Continente (area in cui la crescita annua è stata del 23% negli ultimi dieci anni).
Molte sono le cause che stanno alimentando l’epoca dorata vissuta dalla gestione alternativa, ma ne esiste una che supera nettamente il peso delle altre: il lunghissimo periodo di tassi d’interesse prossimi allo zero con cui stanno facendo i conti gli investitori a causa delle politiche ultra accomodanti volute dalle banche centrali dei paesi industrializzati per far fronte agli effetti della crisi economica.
Gli investitori più conservatori si sono trovati dinanzi a un dilemma: cambiare radicalmente il proprio profilo di rischio per cercare performance soddisfacenti in asset class più rischiose o accettare perdite in termini reali dall’investimento in obbligazioni a breve termine o potenziali perdite in conto capitale nel caso si opti per obbligazioni a lunga scadenza. In siffatto contesto, le strategie alternative trovano un terreno molto fertile.