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Usa, i numeri sorridono
Gli Stati Uniti appaiono sempre più centrali nell’economia globale e l’andamento dell’economia e dei mercati di questo immenso paese è in grado di trainare o di deprimere tutto il resto del mondo. In maniera sempre più evidente non c’è crescita delle piazze finanziarie e dello sviluppo planetario se gli Usa non trainano.
A questo punto quali sono le prospettive del leader del mondo? Ci si può aspettare che l’amministrazione Trump porti una serie di benefici o al contrario affossi le prospettive della nazione? La risposta non è ovviamente facile, ma a questo punto vale la pena dare un’occhiata ai numeri, che rappresentano alla fin fine l’elemento più importante per basare le proprie scelte.
Pil. Le valutazioni sul Pil degli Stati Uniti nel 2018 divergono a seconda delle istituzioni che esaminano questo dato, ma nel complesso quasi tutte le previsioni si muovono in un range che va da +2,5% a +3,0%. Non è una crescita eclatante, ma neppure da buttare via: se si verificherà, come ormai sembra probabile, è indice di un paese che comunque continua a tirare e che non sembra poi arrivato così alla fine del ciclo, che peraltro prosegue da 10 anni.
Inflazione. L’ncremento del costo della vita core a febbraio, ultimo dato disponibile, si era attestato su +1,8%; nell'Eurozona nello stesso periodo era all’1%. Si tratta di un dato molto vicino all’obiettivo del 2% che si diede la Fed quando iniziò il quantitative easing. Oltretutto è estremamente positivo il fatto che la crescita è dovuta alla ripresa di dinamiche salariali positive, trainate soprattutto dai lavori più qualificati: in pratica in alcuni settori stanno salendo in maniera consistente gli stipendi.
Disoccupazione. Con un tasso di disoccupazione del 4,1% gli States sono di fatto vicini alla piena occupazione, un risultato sicuramente molto positivo. La qualità dei lavori non è molto alta, ma è indubbio che da questi numeri arriva un traino per l’economia.
Consumi. Una riprova del fatto che è in atto un circolo virtuoso arriva dei numeri sui consumi privati: l'aumento a marzo delle vendite al dettaglio rispetto a febbraio è stato +0,6%. Si tratta del maggiore incremento da novembre e del primo rialzo congiunturale nel 2018.
Pmi manifatturiero. La rilevazione sui responsabili degli acquisti di marzo ha avuto un risultato di 55,6, a fronte di una media globale di 53,4. La soglia di 50 generalmente indica un'espansione. In questo caso si tratta di un dato puramente psicologico, in quanto misura l’ottimismo di una categoria manageriale cruciale, ma è indubbio che si tratta di un elemento fortemente positivo.
Deficit federale. È stato di 666 miliardi di dollari il deficit federale per l'anno fiscale 2017, in rialzo di 80 miliardi rispetto all'anno precedente. Si tratta del sesto maggiore disavanzo di sempre ed è al 3,5% del Pil. Questo dato si può leggere in duplice maniera: da una parte è negativo il fatto che lo stato si indebiti oltre certi livelli (lo sappiamo bene noi italiani!), ma dall’altra comporta che l’economia venga trainata. A questi dati si aggiungono i 150 miliardi all’anno in più per un decennio dovuti alla riforma fiscale appena varata.
Profitti. Secondo le stime realizzate sulla base dei primi risultati, l’incremento degli utili delle aziende nell’S&P 500 è del 17,3%, il valore più elevato dal primo trimestre del 2011. Questo dato trova conferma anche dall’incremento dei fatturati, che è stato +7,4%.
P/E. La crescita dei profitti ha fatto abbassare il P/E: quello attuale è intorno a 24, mentre quello forward, basato sulle prospettive a un anno scende a 16,4, vale a dire un livello non particolarmente elevato e che può essere coerente con una moderata crescita della borsa.
Conclusione. Ovviamente, se si entra nella giungla dei dati, si rischia di non uscirne più, ma a giudicare da queste poche cifre non si ha di certo l’impressione di un paese e di un’economia sull’orlo di una crisi. Almeno per tutto il 2018 su questa base non dovrebbero esserci contraccolpi negativi. Poi una delle caratteristiche delle crisi è sempre di arrivare inaspettate, specie se, come sta avvenendo oggi, ci si trova nel corso di un ciclo positivo che dura ormai da un decennio.