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Il Giappone nel mirino dei gestori
Il Giappone vive un momento di stabilità politica ed economica che è alla base dell’attenzione riposta da molti gestori di fondi nelle opportunità offerte dal mercato domestico.
Il Nikkei 225, l’indice di riferimento per la Borsa di Tokio, ha evitato nel 2018 le correzioni accumulate dai restanti indici dei paesi industrializzati ed ha chiuso i dodici mesi con un progresso vicino all’8%. Il Nikkei presenta un P/e di 14,5.
La guerra commerciale tra Usa e Cina, la fase di debolezza economica vissuta da Pechino e la volatilità dei tassi di cambio, hanno dato non poco fastidio ai mercati azionari negli ultimi mesi. Il protezionismo statunitense sta coinvolgendo anche il mercato giapponese. Gli Usa (20% delle esportazioni) e la Cina (18% delle esportazioni) sono mercati chiave per l’export di Tokio. Tuttavia, tra gli effetti della situazione geopolitica attuale vi è anche l’accelerazione della cooperazione economica tra Cina e Giappone (con l’obiettivo di mitigare l’impatto dell’ondata di protezionsimo voluta da Trump).
Tra i punti di forza del Giappone vi è certamente il continuo e graduale miglioramento dei consumi domestici, che rappresentano il 60% del Pil. Il paese è finalmente uscito da un lungo periodo di contrazione del Pil nominale. Gli ultimi trimestri hanno registrato un’espansione economica che trova spazio in uno scenario favorevole: l’inflazione è tornata –anche se su livelli modesti- e i tassi reali si sono riportati in territorio positivo dopo un lungo letargo. La Bank of Japan si aspetta una variazione positiva del Pil dell’1,4% nel 2018, un decimo in meno rispetto alle stime precedenti. Per il 2019 le stime fotografano una crescita dello 0,8%.
Nonostante una dinamica dei prezzi al consumo ancora molto lenta, la disoccupazione è scesa fino al 2,3%. Le imprese domestiche stanno aumentando la produttività e gli investimenti (capex) sono saliti a livelli record (più elevati rispetto al precedente record registrato nel 2007).
L’altra variabile potenzialmente favorevole al mercato azionario giapponese è quella politica, legata in modo particolare alle misure implementate dal primo ministro Shinzo Abe (note come Abenomics). La coalizione guidata dal Partito Liberal Democratico conta con una maggioranza di due terzi nelle due Camere del Parlamento domestico e può puntare a restare al potere per i prossimi sei anni in virtù dei risultati ottenuti nelle ultime tornate lettorali: luglio 2013 (camera alta), dicembre 2014, luglio 2016 e novembre 2017.
L’indice di gradimento del primo ministro Shinzo Abe ha completamente recuperato il terreno perso dopo gli scandali politici venuti alla luce all’inizio del 2018.
Altra variabile che rende appetibile il mercato azionario giapponese rispetto a quello degli altri paesi industrializzati è la persitenza di una politica monetaria ultraespansiva da parte della Banca Centrale del paese (la Bank of Japan). In ottobre la BoJ ha deciso di continuare l’acquisto di titoli di stato per un ammontare annuo di 80 mld di yen. L’unica modifica annunaciata dal governatore Kuroda riguarda un graduale aggiustamento del ritmo degli acquisti per adeguare i rendimenti offerti dallle scadenze a breve termine alle mutate condizioni del mercato. Il bilancio dell’istituto guidato da Kuroda e di 4.310 mld di euro, lo stesso dell’intero Pil giapponese e 25 volte la capitalizzazione della società più grande del paese (Toyota). E’ il primo paese del G7 con un bilancio della banca centrale grande quanto il Pil.