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Inversione ancora lontana per i tassi euro
L’evoluzione dei principali indicatori macroeconomici dell’eurozona lasciano spazio a un rinvio del primo appuntamento con l’inversione della politica monetaria della Banca Centrale Europea. Il contenuto delle ultime minute della Bce.
Le minute dell’ultima riunione della Banca Centrale Europea hanno confermato che le aspettative degli operatori di mercato sui rialzi del costo del denaro nell’Eurozona hanno subito uno spostamento temporale di circa sei mesi e si posizionano attualmente alla fine del 2019 (le precedenti stime ipotizzavano un primo intervento rialzista da parte di Draghi all’inizio della prosisma estate). I preoccupanti dati macroeconomici della macroregione, la volatilità sui mercati finanziari e una probabile frenata dell’inflazione, sono le cause di questo rinvio dell’avvio del processo di normalizzazione del costo del denaro.
Nelle minute della Bce viene evidenziato che le condizioni finanziarie continuano ad essere accomodanti, tuttavia, si assiste a un incremento della volatilità e a una caduta delle quotazioni azionarie imputabile, in larga parte, alle ridotte aspetttaive di crescita degli utili aziendali e una revisione al rialzo del risk premium nell’ambito dei titoli di rischio.
Per ora, i tassi d’interesse ( lo strumento principale utilizzato dalle Banche Centrali per orientare le proprie strategie) dovranno mantenersi ancorati ai livelli attuali. Questa situazione obbligherà Mario Draghi a ricorrere gioco forza alla comunicazione e all’orientamento della politica monetaria come strumenti base nel medio termine.
Gli esperti sostengno che sarà proprio l’orientamento dato alla politica monetaria a consentire alla Bce di pilotare la strategia messa a punto dal board. Il pilota automatico è scomparso dalle scene dopo la fine del quantitative easing e del programma di acquisto titoli (government e corporate). Da adesso in poi sarà la pubblicazione dei dati macroeconomici a dettare l’agenda dell’istituto guidato da Draghi.
La Bce fa riferimento all’evoluzione dei futures sul mercato dei tassi d’interesse del mercato monetario. Ebbene, se si guarda a questi ultimi, le probabilità che l’istituto apporti un incremento al costo del denaro in occasione della riunione di ottobre 2019 sono scese al 21% (le probabilità che i tassi restino invariati anche in quell’occasione si attestano attualmente al 75%).
I responsabili di questo scenario sono gli ultimi dati economici diffusi da Germania, Francia e Italia. I deludenti dati macro di questi paesi hanno alimentato attese aggressive per un rinvio –esteso fino al 2020- dell’inizio del processo di normalizzazione della politica monetaria nel Vecchio Continente. In altre parole, gli analisti hanno cominciato a pesare l’arrivo del fantasma della recessione in Europa. I futures sull’Eonia, l’indice di riferimento per i tassi applicati alle operazioni a brevissima scadenza nel mercato interbancario, stanno indicando una probabile mossa rialzista della Bce non prima della metà del 2020.
Altri futures del mercato monetario –come l’Euribor- indicano un primo ritocco del costo del denario anche oltre il 2020. Questa stima si basa anche sulle crescenti probabilità che nel corso del 2019 si manifestino i primi segnali di una fase recessiva negli Stati Uniti e una frenata dell’azione della Federal Reserve in materia di tassi.
Questo insieme di cause ha di fatto provocato uno spostamento in avanti di almeno dodici mesi nella tempistica stimata per l’invesrsione di tendenza della Bce. L’incertezza trova ulteriore alimentazione anche nell’andamento delle quotazioni petrolifere in rallentamento (e capaci di produrre effetti indesiderati sulla ripresa dell’inflazione).