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BCE: prospettive economiche più deboli per tensioni commerciali
L’inflazione è in calo, al 2,2 per cento a marzo 2025, favorita da una riduzione dei prezzi energetici e da una moderazione dei salari: si avvicina al target ufficiale del 2 per cento. Per rafforzare produttività e competitività, la BCE sollecita il completamento dell’unione dei mercati dei capitali.

Le prospettive per l’economia dell’Eurozona si sono indebolite a causa dell’acuirsi delle tensioni commerciali globali. È quanto riconosce la BCE nel suo bollettino economico che, con la decisione di abbassare i tassi presa lo scorso 17 aprile, sembra avere giocato di anticipo rispetto a questa ammissione. L’ultimo Consiglio direttivo dell’Istituto ha infatti abbassato i tassi di 25 punti base, portando di riflesso il tasso sui depositi presso lo sportello ufficiale al 2,25%, quelli sulle operazioni di rifinanziamento principali al 2,40% e quelli sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 2,65%. L’aumento dell’incertezza che si respira, spiega il bollettino, potrebbe influire negativamente sulla fiducia dei consumatori e delle imprese, mentre le reazioni instabili dei mercati a tali tensioni potrebbero comportare un peggioramento delle condizioni di accesso al credito.
Ma Eurozona più resiliente a shock esterni
Tutte queste componenti, secondo l’Eurotower, rappresentano un freno per l’attività economica nell’area nel secondo trimestre del 2025. Anche se finora, l’economia dell’Eurozona ha mostrato una certa capacità di resistenza agli shock esterni. A medio termine, la crescita dovrebbe essere sostenuta da un mercato del lavoro robusto, dall’aumento del reddito reale disponibile e da condizioni di credito che, pur migliorando lentamente, dovrebbero stimolare i consumi. Inoltre, le importanti politiche adottate a livello nazionale e dell’Unione Europea, in particolare quelle legate alla spesa per la difesa e agli investimenti in infrastrutture, dovrebbero favorire il comparto manifatturiero, come confermato anche dalle recenti indagini congiunturali. Intanto, anche se c’è molta prudenza circa gli effetti dei dazi Usa, prosegue il processo di disinflazione verso il target.
Processo di disinflazione in atto nell'Eurozona
È quanto riconosce la stessa BCE, che nel bollettino evidenzia come l’inflazione nell’area sia scesa dal 2,3% di febbraio al 2,2% di marzo, principalmente per effetto della diminuzione dei prezzi energetici (diminuiti dell’1% dopo il balzo del mese precedente) e del rallentamento dell’inflazione nel settore dei servizi che ha subito un calo significativo negli ultimi mesi (al 3,5%, livello più basso di mezzo punto percentuale dalla fine del 2024). La maggior parte degli indicatori dell’inflazione di fondo suggerisce, inoltre, un ritorno duraturo verso l’obiettivo del 2%, fissato dalla BCE nel medio termine. Anche i salari evidenziano una graduale moderazione: nell’ultimo quarto del 2024, il tasso di crescita sul periodo corrispondente del costo del lavoro per dipendente è sceso al 4,1% dal 4,5% del trimestre precedente (grazie anche al freno rappresentato dall’incremento della produttività).
Completare unione dei mercati dei capitali
Le prospettive dell’area restano comunque incerte, aggravate da nuove barriere commerciali, tensioni finanziarie e instabilità geopolitica. Tuttavia, l’economia ha mostrato una certa capacità di adattamento, con una disoccupazione scesa al minimo storico del 6,1%, che stimola i consumi grazie anche all’aumento dei redditi reali e alla politica monetaria favorevole. Si punta a rafforzare il settore industriale perché, spiega la BCE, in un contesto geopolitico complesso, è fondamentale potenziare produttività, competitività e resilienza dell’economia. A tal fine, suggerisce che iniziative come la "Bussola per la competitività" dell’Ue dovrebbero essere attuate con urgenza. Occorre, inoltre, completare l’unione dei mercati dei capitali per migliorare l’accesso ai finanziamenti, specialmente tramite capitale di rischio, e definire rapidamente le regole per l’adozione dell’euro digitale.
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