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Dazi: dieci punti che gli investitori non dovrebbero trascurare

Con la globalizzazione in declino, i cicli economici saranno meno sincronizzati e l’allocazione geografica tornerà cruciale. Le economie con mercati interni solidi potrebbero essere più resilienti. In Europa, sarà essenziale investire in difesa, infrastrutture e mobilitare la liquidità.

25/07/2025
economia globale
Report sull'effetto dei dazi Usa nell'economia mondiale

Il mondo da alcuni anni assiste a un aumento delle tensioni commerciali tra le grandi potenze. Queste ‘guerre commerciali’, combattute a colpi di dazi e restrizioni, non sono semplici battaglie economiche, ma creano scosse profonde che colpiscono tanto la domanda quanto la produzione. In un contesto del genere, gli investitori cercano rifugio in asset più sicuri. Ma oggi qual è davvero uno strumento ‘‘difensivo’’? Quali sono le nuove regole da seguire per proteggere il capitale? Domande a cui Justin Thomson, head di T. Rowe Price Investment Institute e Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price hanno cercato di rispondere, rilevando come l’aumento delle tariffe doganali stia cambiando sensibilmente le regole dell’economia globale.

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Mercato: è in atto un cambio di paradigma

A differenza delle crisi tradizionali, queste tensioni - secondo i due esperti - non colpiscono solo un lato del mercato: fanno aumentare sia i prezzi (vale a dire l’inflazione), sia il rischio di recessione. Di fronte a questa doppia minaccia, gli investitori sono quindi costretti a ripensare il significato di ‘‘sicurezza’’. Il mondo sta entrando rapidamente in una nuova fase e le vecchie certezze non valgono più. Gli investitori devono quindi prepararsi a un ambiente meno stabile, più frammentato e in continuo cambiamento. Non è solo una questione di numeri: è un cambiamento di paradigma (da un mondo globalizzato, stabile e prevedibile a uno più volatile). E come in ogni trasformazione, ci saranno nuove sfide, ma anche nuove opportunità per chi saprà adattarsi.

Perdono ‘sicurezza’ sia i Treasury che il dollaro

Ecco alcuni esempi di quegli strumenti che fino al recente passato erano considerati ‘‘sicuri’’. Fino a poco tempo, fa i titoli di Stato americani erano considerati il porto sicuro per eccellenza durante i periodi difficili. Ma attualmente - sottolineano Thomson e Wieladek - non sempre funzionano come accadeva nel passato, in particolare se le turbolenze sui mercati sono causate dall’inflazione. Anche il dollaro, da sempre rifugio nei momenti di crisi, negli ultimi mesi ha mostrato segni di debolezza, soprattutto a causa dei recenti scontri sul piano dei rapporti commerciali tra i vari partner degli Stati Uniti. E sebbene l’oro e franco svizzero mantengano il loro fascino, oggi le risorse che possono essere investite in questi strumenti sono limitate.

Con meno globalizzazione cambia tutto

I due esperti hanno messo a punto dieci idee che gli investitori dovrebbero osservare con attenzione. In primis, cicli meno prevedibili: i Paesi si muovono meno sincronizzati. Con meno globalizzazione, la scelta del Paese giusto potrebbe tornare ad essere fondamentale.

A seguire, inflazione a velocità diverse: alcuni Paesi rischiano di vedere i prezzi salire, altri vedere in calo le tensioni inflative. Le obbligazioni, quindi, si muoveranno diversamente a seconda del singolo Paese.

Da considerare anche il problema della bilancia dei pagamenti: gli Usa vogliono ridurre il loro deficit commerciale. Ma per farlo, servirà anche meno denaro in entrata dagli investitori stranieri. Questo potrebbe ridurre la quantità di dollari in circolazione e rendere più difficile finanziare il debito statunitense.

L’Europa dovrà puntare di più su difesa e infrastrutture

Un ulteriore elemento riguarda i nuovi equilibri nel commercio globale: anche se il commercio non sparirà, i rapporti tra i Paesi cambieranno. Le economie piccole e molto aperte rischiano di soffrire, mentre quelle con mercati interni forti, come l’India, potrebbero cavarsela meglio.

Dunque, l’Europa deve reagire: con gli Usa meno coinvolti nelle alleanze tradizionali, l’Europa è chiamata a investire di più in difesa e infrastrutture. La Germania, ad esempio, sta iniziando ad allentare le restrizioni sul debito pubblico per finanziare questi cambiamenti.

Occorre anche mobilitare la liquidità europea: l’Europa ha tanta liquidità inutilizzata. Se riuscisse a farla circolare meglio – ad esempio unendo i mercati o rafforzando le banche – i mercati azionari del vecchio continente potrebbero beneficiarne.

Chi ha guadagnato di più rischia di più

Fuga dai canali tradizionali: se la fiducia nelle Banche centrali e nei Governi cala, le persone potrebbero iniziare a usare le criptovalute. È un segnale di quanto la fiducia giochi un ruolo cruciale nel valore del denaro.

Inoltre, chi ha guadagnato di più, rischia di più: le grandi multinazionali Usa, soprattutto high tech, sono tra le più esposte. La loro redditività è legata a una produzione a basso costo in giro per il mondo e con meno globalizzazione i margini loro potrebbero calare.

Serve quindi più umiltà: l’idea che gli Usa siano ‘‘eccezionali’’ viene messa alla prova. I rischi legati agli asset americani stanno aumentando e un ridimensionamento potrebbe essere necessario.

Infine, il rischio peggiore riguarda una guerra dei capitali: se le tensioni tra Usa e Cina peggiorassero, potremmo assistere a una spaccatura nei mercati globali. Questo scenario, dove ogni blocco economico adotta la propria moneta e le proprie regole, sarebbe dannoso per tutti.

A cura di: Fernando Mancini

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