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Oro, riprende a salire
Il future sull’oro sta nuovamente testando quota 1.300 dollari all’oncia: per essere esatti, al momento in cui vengono scritte queste note, e a 1.293,90. Si tratta del livello più alto che il metallo giallo ha raggiunto dal giugno del 2018, quando le borse di tutto il mondo hanno ricominciato ad andare bene e il bene rifugio per eccellenza ha iniziato a scendere, fino a toccare il minimo di 1.184 nell’agosto. Da allora, sia pure con una volatilità non particolarmente rilevante, c’è stata una risalita costante fino agli attuali livelli. Il top degli ultimi 12 mesi, comunque, si era verificato ai primi di febbraio del 2018, con il raggiungimento di 1.352, quando il mondo finanziario si è trovato di fronte la prima discesa azionaria da oltre un anno e soprattutto l’inizio di una volatilità abbastanza marcata, che da allora non è mai più cessata.
Che cosa significa. Normalmente, le quotazioni dell’oro, sono influenzate dalla maggiore o minore propensione al rischio degli investitori. Questo prezioso, che, è bene ricordarlo, non dà alcun interesse, è da millenni il più classico bene rifugio. Nei momenti difficili (una guerra, l’inflazione che cresce o anche semplicemente una caduta dei mercati o la crescita dell’insicurezza) un fetta di investitori di tutto il mondo decide di mettere una parte dei suoi risparmi in oro, che in teoria mantiene sempre un valore. E quanto più è presente un rischio sistemico, tanto più il corso dell’oro risale.
In queste condizioni, un incremento del 9% dai minimi di agosto a oggi non è certamente ciò che si può definire una crescita impetuosa. Ma non è neppure un segnale da sottovalutare: chiaramente i mercati sono in una fase di insicurezza e diversi investitori hanno deciso di mettere una parte dei loro risparmi nel metallo giallo, in attesa che si chiarisca la situazione dei listini, che appare molto incerta a tutti. Non è un caso che una grande quota di denaro disponibile venga investita oggi anche in liquidità, che per certi versi, specie in un periodo in cui l’inflazione è ancora molto bassa, non è molto diversa dall’oro.
Inoltre, a differenza che in passato, in cui l’investimento in oro era abbastanza complicato e implicava l’acquisto di oro fisico e per capitali rilevanti, oggi con gli Etc è possibile tutelarsi da eventuali crolli di borsa anche investendo pochi euro. Oltretutto i disinvestimenti, visto che si tratta di strumenti quotati in borsa, sono rapidissimi e si può entrare e uscire dal bene rifugio con un costo per commissioni molto basso.
Che fare? Su questa base ovviamente per qualsiasi investitore si pone la domanda classica: conviene mettere al sicuro una parte dei propri investimenti nell’oro oppure è meglio restare investiti sugli asset più classici come azioni od obbligazioni.
Ovviamente la risposta non è semplice, anche perché è collegata alla propensione al rischio che ogni persona ha. Per chi cerca un bene rifugio che dia la massima sicurezza non è detto, però, che l’oro sia il massimo. Nel momento in cui le borse ripartissero e la situazione nel mondo diventasse più tranquilla, le quotazioni aurifere potrebbero scendere brutalmente. Si rischierebbe paradossalmente di uscire dalle azioni e dai bond in un momento di calo per entrare in un bene rifugio che ha raggiunto i massimi e ricomincia a scendere in caso di ripresa dei mercati equity. In pratica ci sarebbe il pericolo di prendere due bear market uno dietro l’altro. Questa considerazione, però, ha anche una visione positiva: se si sa scegliere il timing giusto, si può cogliere due bull market che si succedono.
In conclusione occorre avere molto chiaro che puntare sull’oro non è una scelta che garantisce un porto sicuro, ma significa passare da una strategia speculativa a un’altra altrettanto speculativa. Se si è bravi e fortunati si vince due volte, mentre se le cose vanno storte si rischia di perdere in entrambi i casi.
Allora come muoversi oggi? Non ci sono dubbi: è meglio puntare sulla liquidità. L’inflazione resta ancora molto bassa in quasi tutto il mondo e quindi il rischio di vedere i propri risparmi erosi dall’incremento del costo della vita è minimo. In molti casi il rendimento è zero o addirittura setto lo zero, ma si può considerare questo costo che si viene a pagare come il prezzo per assicurare i propri capitali. E una volta che ripartissero i mercati, ci si troverebbe con quasi tutto il denaro iniziale a disposizione. Un costo dell’1% in termini di perdita per il mantenimento della propria liquidità, verrebbe recuperato in una sola seduta di borsa neppure particolarmente bullish, nel momento in cui si decidesse che è venuto il momento di rischiare di più.