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Il vero peso del debito cinese
Molti indicano il ratio debito privato/Pil -attualmente al 160%- come una delle mine vaganti per il mercato finanziario cinese e, a catena, su quello globale. Breve excursus sui fattori che potrebbero mettere in discussione le opportunità offerte dall’equity cinese.
Il governo cinese sta cercando di assicurare solide opportunità di crescita interna e questo dovrebbe a sua volta contribuire a garantire il rimborso del debito. Molto è stato fatto per rendere le condizioni di finanziamento più restrittive e lo stesso governo cinese sta mantenendo una posizione finanziaria relativamente sana.
Le principali minacce alla prosperità economica del Paese sono attualmente rappresentate da un ulteriore aumento dei dazi doganali statunitensi e da nuovi ostacoli agli scambi e agli investimenti con il resto del mondo. In particolare è possibile osservare livelli più elevati di coinvolgimento del governo negli affari, che potrebbero in ultima analisi distorcere le opportunità di crescita futura e/o ridurre i multipli di mercato. Tuttavia il governo sta anche attuando una riforma regolamentare che dovrebbe rivelarsi vantaggiosa nel lungo termine.
In tutti i casi, i problemi del debito della Cina sono diversi da molti altri Paesi. Il debito delle imprese rappresenta la maggior parte del debito della Repubblica Popolare. Il Paese è stato nel bel mezzo di un processo di riduzione del livello di indebitamento delle istituzioni finanziarie (deleveraging) mentre il governo ha represso l’accumulo di debito in eccesso. Ciò è stato evidente dal calo dei nuovi prestiti netti delle attività derivanti dallo shadow banking, dal 12% nel 2016-17 al -9% nel primo semestre del 2018. Il rallentamento della crescita del credito è strettamente legato al calo del Pil.
Tuttavia, la sovrabbondanza di risparmi della Cina (47% del Pil nel 2018) e le buone capacità in materia fiscale forniscono al governo gli strumenti necessari per stimolare l’economia. Abbiamo anche osservato che il tasso annuo di variazione del debito della Cina ha iniziato a rallentare. Il Paese sta inoltre passando da un’economia di crescita orientata all’esportazione a un’economia guidata dai consumi e dai servizi.
Mentre l’industria manifatturiera sta rallentando, il settore dei servizi continua a crescere e a sfruttare il momento. Vi sono prove sempre più evidenti del fatto che la Cina stia emergendo come un centro per l’innovazione tecnologica globale. Secondo CB Insights, Pechino ha creato un terzo dei nuovi “unicorni” a livello globale e si sta muovendo in maniera pionieristica nell’intelligenza artificiale, nella sharing economy e nel fintech.
Tornando al debito, gli esperti fanno notare come lo shadow banking è stato ridotto notevolmente durante gli ultimi anni. Il governo cinese è consapevole del problema e la struttura politica – un governo autoritario – ha molte più possibilità di intervenire in maniera diretta nell’economia.
Prosegue il ribilanciamento dell’economia verso una maggiore quota di domanda interna e servizi. Si tratta di una manovra complessa e delicata, ma l’urbanizzazione e la crescita della classe media dovrebbe continuare a dare sostegno a queste misure. Il timore del mercato sta rispecchiando l’incertezza globale e, naturalmente, una catena di eventi negativi, così come è successo durante la crisi finanziaria globale del 2007/2008, potrebbero chiaramente vanificare gli sforzi fatti dal governo cinese. La maggior parte degli esperti resta comunque positiva sull’attuale outlook globale, tenendo a mente che anche nel 2015 i mercati azionari provocavano le stesse paure. Timori che poi non si sono verificati.