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Urban China
In precedenza avevamo analizzato alcune caratteristiche del mercato azionario di Shenzhen, il quale peraltro continua a mettere a segno performance positive, sull'onda del rinvio sine die della guerra commerciale e nonostante il taglio da parte del governo cinese delle stime di crescita economica.
Avevamo visto che su questo mercato sono quotate molte small e mid cap e che più che gruppi tecnologici in senso stretto si trovano società legate al processo di urbanizzazione del paese.
Lo dimostrano le azioni della top 5 in termini di capitalizzazione, ma anche il resto della top 10 sembra confermare questa visione. In essa infatti troviamo due dei maggiori produttori di alcolici cinesi, uno dei colossi locali della carne di pollo e due aziende tecnologiche vere e proprie, Zte e Hikvision. Si tratta rispettivamente di uno dei più grandi gruppi di equipment e servizi per network di telecomunicazioni al mondo e del maggiore produttore di telecamere a circuito chiuso e di sicurezza sulla Terra.
A questo punto qualche conclusione la si può delineare: la top 10 del secondo maggiore mercato cinese è sostanzialmente qualcosa che, se dovessimo applicare una di quelle etichette che piacciono ad analisti e creatori di Etf, potremmo definire Urban China o Urban Asia, date le ambizioni di espansione di questi colossi nelle economie emergenti più povere della Cina.
Chi è stato nel Far East e ha visitato metropoli come Seoul o Beijing, ma anche città più a sud come Singapore o Kuala Lumpur e Bangkok, non può non avere notato un modello di urbanizzazione ben preciso, ossia uno sviluppo basato su città compatte, costituite da un numero sterminato di condomini a torre. Questi vengono di solito suddivisi in appartamenti di varie misure standardizzate, riempiti con eccellenti tecnologie abitative che includono una ricca dote di elettrodomestici digitalizzati, televisori, computer e sistemi di domotica. Il panorama urbano è poi interconnesso da una serie di infrastrutture che fanno spesso (meno nel caso del sud dell'Asia) impallidire qualsiasi città europea in termini di mezzi di trasporto, strade e presenza di telecamere di sicurezza, quest'ultima una vera ossessione sia in Cina, sia in Corea del sud.
Tali città a chi è abituato ai centri storici europei possono apparire esteticamente discutibili, ai limiti dell'angoscia, però in compenso a molti asiatici millennial o comunque non anziani, molti centri occidentali appaiono arretrati e caratterizzati da uno stile di vita scomodo. Infatti nelle metropoli e megalopoli del Far east, oltre alla presenza pervasiva della tecnologia, non si può non notare un'impostazione dell'attività economica 24 ore su 24, con la presenza di una forte vita notturna, basata su shopping e un elevato consumo di cibo e alcolici.
Inoltre in queste aree urbane asiatiche la popolazione è nettamente più giovane rispetto ai centri più piccoli, con la cesoia fra realtà urbane e campagne che nell’intero continente si correla fortemente con la piramide demografica. Ciò appare vero anche per la prima economia della regione che si è sviluppata, ossia il Giappone, dove la capitale Tokyo appare come una boom town creativa e piena di giovani nella nazione più anziana del mondo, che però si rivela come tale solo nelle prefetture più povere e periferiche.
Lo stacco è evidente anche nel campo dei servizi finanziari: lo stereotipo vuole che la Cina sia un paese di risparmiatori, ma il fenomeno è vero paradossalmente solo nelle realtà più arretrate del paese. Nelle città le famiglie giovani spesso mostrano debiti altissimi e pochissimi risparmi, tanto che complessivamente a livello nazionale in 10 anni il rapporto fra debito delle famiglie e reddito disponibile è passato dal 20% al 50%. Negli Usa ci sono voluti 40 anni per tale trasformazione. Fenomeni simili sono presenti anche in Thailandia, in Malaysia e Taiwan, mentre in Corea del sud, spesso additata come proxy dello sviluppo futuro delle nazioni asiatiche più indietro, il livello di indebitamento delle famiglie è fra i più alti dell'Ocse e del mondo in generale.
Si può dunque investire in questi mega-trend di trasformazione? Si può e probabilmente si deve, a patto di avere a disposizione un orizzonte temporale molto elevato e una gestione del rischio estremamente sofisticata.