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Le incognite di Draghi
Le attese degli esperti sono orientate alla riunione della Bce che si terrà domani, perché potrebbe essere una delle più importanti del 2019 a causa del contesto economico che stiamo vivendo. L’ombra di una decelerazione dell’economia europea è più intensa.
La riunione della Bce di domani sta alimentando le attese degli esperti perché potrebbe essere una delle più importanti del 2019 a causa del contesto economico in cui viviamo. L’ombra di una decelerazione dell’economia europea più intensa rispetto a quella stimata fino a pochi mesi fa.
La Banca centrale europea ha chiuso il 2018 con un programma preciso, basato sulla conclusione del piano di acquisto di titoli di debito e su un potenziale primo rialzo del costo del denaro nel corso della prossima estate.
Tuttavia, la fine del 2018 e l’inizio del 2019 sono stati talmente carichi di incertezze (l’entrata in recessione dell’Italia, il sensibile rallentamento dell’industria tedesca a causa della contrazione delle esportazioni e i timori per gli effetti negativi derivanti dal conflitto sui dazi tra Stati Uniti e Cina) da ipotizzare una prossima revisione del piano messo a punto da Draghi e dal board dell’istituto.
Il governatore Mario Draghi dovrà affrontare una delle più delicate press conference dei suoi due mandati alla guida della Bce. Gli operatori presteranno molta attenzione alle sue parole, ai suoi silenzi e a qualsiasi riferimento farà in merito alle prossime mosse dell’autorità responsabile della politica monetaria dell’eurozona.
Le banche continueranno a pendere dalla liquidità concessa dalla Bce
Gli esperti ritengono che ci siano alcune grandi incognite da risolvere da qui alla fine del 2019. E’ probabile che la più importante sia proprio l’avvio di nuove iniezioni di liquidità al sistema bancario attraverso le Tltro. Alcuni membri del board della Bce hanno ammesso che la discussione interna su nuove potenziali iniezioni di liquidità a favore degli istituti di credito europei è già stata avviata.
Le aste di liquidità hanno consentito alle banche di ottenere nuova linfa vitale a partire dal 2012 (in una fase in cui il mercato dei prestiti interbancari era praticamente al collasso). Si trattò di operazioni di finanziamento a lungo termine, note agli operatori come Ltro e che successivamente si sono evolute nelle Tltro. Queste iniezioni di liquidità hanno guidato la capacità degli istituti di concedere crediti alle imprese e alle famiglie.
A metà del 2020 arriveranno a scadenza 97 mld degli oltre 700 mld che il settore bancario deve restituire alla Bce e, senza operazioni di -ri-finanziamento- sarà difficile far fronte alla situazione. Gli osservatori sostengono che ci sono pochi dubbi sulla concessione di nuovi finanziamenti e che le incognite riguardano le condizioni e l’ammontare complessivo di risorse erogato.
La dimensione delle nuove Tltro sarà vincolata alle stime che la Bce farà sullo stato di salute dell’economia dell’eurozona. Le attese per il 2020 potrebbero avere un peso non irrilevante nel processo decisionale del board. L’altro punto rilevante saranno le stime sull’inflazione core (che non tiene conto dell’andamento dei prezzi dei prodotti energetici e degli alimentari).
L’ultima stima per il 2020 era stata fissata all’1,6%. L’ultima rilevazione per l’inflazione 2019 è appena all’1%, molto lontana dal target inflation al 2% determinato dalla Bce. L’assenza di inflazione comporterà un rinvio dell’appuntamento con il primo provvedimento di politica monetaria restrittiva e l’avvio della normalizzazione del costo del denaro. Nel frattempo, si avvicina il mese di ottobre, data in cui scadrà il secondo e ultimo mandato a governatore di Mario Draghi.