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Investire nel lusso in tempi di incertezza
Il lusso è un settore molto interessante se si analizza il rendimento annualizzato degli ultimi dieci anni conseguito dall’indice Global Luxury Index. La performance annualizzata è a due cifre, includendo le cadute registrate alla fine del 2008.
Uno dei settori che a prima vista potrebbero rientrare nel novero dei più danneggiati a causa di una netta decelerazione dell’economia è quello del lusso. Le società appartenenti a questo settore tendono a metabolizzare nel peggiore dei modi i timori e i dubbi sull’evoluzione futura della crescita economica mondiale e, in modo particolare, quella cinese, che ha svolto un ruolo ‘salvavita’ durante l’ultima crisi economico finanziaria che si è abbattuta sull’economia globale.
Tuttavia, sono in molti a sostenere che ad ogni retromarcia temporanea sperimentata dai titoli del settore lusso potrebbe corrisponfdere una buona opportunità per incrementare l’esposizione all’equity del comparto. Il motivo? Quello del lusso viene da sempre considerato un business dalle caratteristiche digensive.
Nel primo bimestre del 2019 i titoli del lusso hanno sofferto nei listini localizzati in ogni area del pianeta ed hanno accusato perdite superiori a quelle registrate dagli indici allargati di cui fanno parte. Il calo ha trovato spazio nonostante la pubblicazione di dati di bilancio molto positivi, con una crescita delle vendite superiore al 5%. Per questa ragione, gli analisti tendono a spiegare il dietrofront delle quotazioni con i timori per l’arrivo di una recessione e con un mancato soft landing per l’economia cinese (tale da far sentire i suoi effetti negativi sulla domanda di beni di lusso). Per questo motivo, gli esperti invitano gli investitori che vogliano assumere un’esposizione a questo comparto a seguire da vicino la pubblicazione dei prossimi dati macro-economici.
Il mercato cinese rappresenta un terzo del mercato mondiale del lusso, una percentuale che dice molto sui timori per l’evoluzione dell’economia del gigante asiatico. L’importanza di Pechino non si ferma all’assorbimento di più del 30% della prosuzione ma si spinge anche a svolgere il ruolo di salvagente in caso di emergenza recessione nei paesi dell’eurozona.
Gli ultimi dati relativi all’andamento dell’economia cinese mostrano uns situazione in leggero rallentamento. Pechino è cresciuta a un ritmo del 6,6% annuo, superando di un decimo le stime messe a punto dall’Officina di statistica del paese. Un segnale non proprio incoraggiante è arrivato sul versante dell’import e dell’export a livello globale (scesi rispettivamente del 7,6% e del 4,4%).
Gli occhi degli esperti restano puntati sulle negoziazioni Usa-Cina in materia di dazi. Il mercato sembra aver già scontato nelle quotazioni un peggioramento dei rapporti tra Usa e Cina. Un’altra variabile da tenere sotto osservazione è l’andamento dei prezzi del settore immobiliare in Cina, considerati una specie di termometro della ricchezza dai cittadini cinesi. La percezione della ricchezza in Cina è nettamente legata all’evoluzione dei prezzi delle case. Gli esperti si chiedono come reagirà la classe abbiente del paese in caso di sensibile contrazione dei prezzi delle case (fenomeno praticamente inesistente da oltre venti anni nel mercato domestico).
Accanto alle preoccupazioni per i dati macro e per la gradualità della decelerazione cinese, non va sottovalutato il pericolo insito nella presenza di multipli di mercato sensibilmente elevati per numerosi titoli del settore. Gli attuali livelli di multipli scontano il raggiungimento di target –intermini di vendite e utili- molto ambisiosi e difficili da centrare nel caso di un peggioramento dello scenario.