- SEI UN CONSULENTE FINANZIARIO AUTONOMO?
- Scopri i vantaggi del nostro servizio
Una crescita che dura da un quarto di secolo
Il caso polacco rappresenta una storia di successo. Il Fondo Monetario Internazionale ha recentemente confermato che per Varsavia si è trattato del periodo di espansione economica più lungo della storia con ben 25 anni di crescita.
Sono anni che gli economisti descrivono la Polonia come un ‘miracolo’ economico. Contrariamente a quanto accaduto in altri paesi alle prese con fasi di forte accelerazione economica, il più grande paese dell’Europa orientale non ha subito forti contraccolpi durante il suo tragitto. Neanche la crisi sembra aver sortito effetti negativi. Mentre l’Unione europea ha visto decrescere il suo Pil nel periodo 2009-2012, quello polacco ha solo avuto una leggera decelerazione. La Polonia è stato l’unico paese dell’UE che è riuscito a schivare la recessione post-crisi finanziaria e la successiva crisi del debito dell’Eurozona. Questo trend ha aiutato a ridurre drasticamente il tasso di disoccupazione fino a consentire il raggiungimento di un reddito pro-capite pari al 70% della media UE.
La produzione industriale e le vendite al dettaglio in Polonia sono evidentemente di nuovo accelerate a gennaio, dopo l’improvviso rallentamento di dicembre. Nel frattempo, alti esponenti politici del partito al governo PiS (Diritto e Giustizia), hanno annunciato nuovi programmi sociali, tra cui un aumento dei finanziamenti per la nascita del primo figlio, un contributo complementare una tantum per i pensionati nonché sgravi fiscali per determinate fasce di popolazione. Il volume totale delle misure dovrebbe essere compreso tra 7 e 9,5 miliardi di euro. Le misure vanno a sommarsi alle numerose riforme strutturali che hanno interessato diversi segmenti dell’economia e della società polacca negli ultimi due decenni.
Organismi sovranazionali come la World Bank hanno più volte elogiato i governi succedutisi alla guida del paese per aver implementato nel migliore dei modi delle riforme strutturali delicate: prima tra tutte quella che ha consentito di privatizzare alcune importanti attività senza sfociare nella creazione di pericolose oligarchie o concentrazioni di potere nelle mani di pochi individui o gruppi sociali.
La recente -leggera- frenata del Pil polacco è stata imputata dagli esperti al calo delle esportazioni dirette verso l’eurozona (e in particolare verso il vicino mercato tedesco, che assorbe il 26% dell’export complessivo del paese e rappresenta il suo principale partner commerciale.
La decelerazione dell’eurozona sta spingendo le autorità polacche a spingere sulla leva dei consumi domestici per riuscire a mantenere i tassi di crescita sperimentati negli ultimi anni. Uno dei fattori che devono essere messi in luce è quello relativo ai consumi interni che continuano a trainare l’economia anche a fronte di una produzione industriale in leggero calo. Tuttavia, in concomitanza con l’aumento dei consumi c’è anche l’aumento dell’indebitamento delle famiglie quasi raddoppiato rispetto al 2008.
Una preoccupazione ancora moderata ma in continua crescita riguarda le sorti del debito estero. Con una domanda estera in calo, salari in crescita e consumi interni in rafforzamento, la bilancia delle partite correnti potrebbe tornare in territorio negativo come già accaduto nel 2017. Questa situazione farebbe lievitare l’esposizione debitoria verso l’estero che attualmente viaggia introno al 57% del Pil (livello sostenibile).