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Azioni energia: come proteggersi dal rischio di inflazione
Col passaggio dal rischio recessione al rischio inflazione, gli investitori riconsiderano l'allocazione degli asset. Gli energetici hanno storicamente registrato performance positive con inflazione elevata, suggerendo che potrebbero essere una copertura efficace contro il rischio d'inflazione.
L’atmosfera sui mercati finanziari mondiali è radicalmente mutata rispetto alle attese manifestate all’inizio dell’anno, soprattutto perché è cambiato lo scenario di fondo statunitense. Oltreoceano, infatti, i rischi sono mutati: i timori di recessione si stanno affievolendo e gli economisti prevedono una crescita robusta, pari al 2,1% per il Pil degli Stati Uniti nel 2024. Per contro, come nota Tim Murray, CFA, capital markets strategist multi-asset division di T. Rowe Price, sono riemersi i timori relativi alla dinamica dell'inflazione. Le aspettative per l'indice dei prezzi al consumo (IPC) degli Stati Uniti sono infatti cresciute costantemente, abbandonando di fatto quell'incoraggiante 2,2% visto negli ultimi mesi, che sarebbe stato in linea con il target della Federal Reserve.
Si è allontanato il target del 2%
L'IPC, che è un parametro ampiamente utilizzato per misurare l'inflazione, aveva raggiunto un picco nel giugno 2022, a causa degli elevati prezzi delle materie prime, in particolare quelle legate alle categorie dei beni alimentari, dell’energia e dei beni di prima necessità del paniere IPC. Con la normalizzazione delle catene di approvvigionamento, l'inflazione è poi scesa, grazie al calo dei prezzi in queste categorie. Nel frattempo, anche nel comparto dei servizi l'inflazione si è malapena mossa, mentre ora sta avendo un grande ruolo nelle spinte inflative. Questo contesto secondo Murray genera timori. Per il target del 2% dovremmo vedere non solo un calo dell'ostinata inflazione dei servizi, ma non dovrà anche salire quella dei beni: il quadro è invece piuttosto ottimistico (per l'economia).
A marzo il Pce index più alto delle attese
La marcia della Fed verso una politica monetaria più accomodante sembra che si stia interrompendo, visto che negli Stati Uniti l’inflazione resta alta. A marzo, infatti, il Pce index, la misura di riferimento per monitorarne il trend, è salito in linea con le attese su base congiunturale (+0,3%) ma è anche salito più del previsto (+2,7%) su base annua. Alla luce di questa performance si rafforzano quindi le parole del Presidente, Jerome Powell, secondo cui se l’inflazione non scende non ci sarà alcun taglio dei tassi. Ecco perché nessun addetto ai lavori si aspetta a stretto giro una modifica del rigore portato avanti dalla Fed, mentre i dubbi se ce ne potrà essere almeno uno quest’anno si rafforzano, visti i ripetuti segnali di forza che continua a esprimere l’economia Usa.
È tempo di ripensare l’asset allocation
E cosa accade dal punto di vista del mercato? Considerato il passaggio dal rischio di recessione al rischio d’inflazione, l’esperto ritiene che gli investitori debbano oggi riconsiderare l’asset allocation. Un'analisi dei rendimenti degli asset in vari contesti inflazionistici fornisce utili spunti di riflessione. Come si evince dal grafico, le obbligazioni hanno storicamente costituito una copertura eccellente nei periodi di recessione, ma non sono state una copertura efficace contro l'inflazione elevata. Le azioni invece hanno sovraperformato le obbligazioni quando l'inflazione era a livelli bassi, moderati e persino leggermente elevati. I rendimenti, tuttavia, sono calati bruscamente durante le recessioni e si sono indeboliti, anche quando l’inflazione è passata a livelli molto elevati.
I titoli del settore energetico in controtendenza
Questa considerazione non riguarda comunque i titoli del settore energetico i quali - precisa l’esperto di T. Rowe Price -, invece, hanno storicamente registrato performance piuttosto positive nei periodi in cui l'inflazione è stata molto elevata. Questi risultati, precisa, implicano che un orientamento verso l’azionario, con particolare attenzione al settore energetico, potrebbe rappresentare un modo per assicurare una copertura proprio contro il rischio d’inflazione. Per questo, di recente, l’Asset Allocation Committee della casa d’investimento ha assunto una posizione sovrappesata sull’azionario. Inoltre, sovrappesa anche i titoli azionari nei real asset, con un'ampia allocazione sull’energia e su altri titoli orientati alle materie prime.