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Bce: con la guerra aumentati rischi di ribasso per l’economia
I rischi al ribasso per la crescita economica europea sono fortemente aumentati a causa della guerra in Ucraina. Preoccupano soprattutto l’aumento dei prezzi, i problemi nelle catene di approvvigionamento e la perdita di fiducia di imprese e consumatori.
La Bce, nel suo terzo bollettino economico del 2022, si concentra sugli effetti che sta avendo la guerra in Ucraina. Il conflitto, sottolinea l’analisi, sta avendo pesanti ricadute sull’economia a livello globale: l’incertezza a esso associata grava sulla fiducia di imprese e consumatori. In particolare, le turbative nel commercio si stanno traducendo in nuove carenze di materiali e input, così come l’impennata dei prezzi dell’energia e delle commodity sta riducendo la domanda e sta frenando la produzione. Le prospettive della congiuntura sono quindi fortemente condizionate dall’evoluzione della guerra, dall’impatto delle sanzioni in vigore e da eventuali ulteriori misure contro Mosca.
Preoccupa la dinamica dell’inflazione
L’orizzonte non è incoraggiante. Infatti, scrive la Bce, i rischi al ribasso per la crescita sono considerevolmente aumentati a causa della guerra. Anche se sono diminuiti i rischi legati alla pandemia, il conflitto potrebbe pesare in misura ancora maggiore sulla fiducia e aggravare ulteriormente il quadro dell’offerta. A preoccupare sono soprattutto i costi dell’energia persistentemente elevati, insieme alla perdita di fiducia, che potrebbero deprimere la domanda e frenare consumi e investimenti più del previsto. Nel frattempo, si sono anche intensificati i rischi al rialzo per l’inflazione, soprattutto nel breve termine. Nel medio periodo tali rischi sono rappresentati da variazioni delle aspettative superiori al target, aumenti salariali maggiori rispetto alle attese e un peggioramento duraturo dal lato dell’offerta.
Un calo della domanda ridurrebbe le pressioni sui prezzi
L’Istituto, pur rilevando che l’economia continua a essere sostenuta dalle riaperture dopo la fase critica del Covid, pone l’accento sull’inflazione: aumentata in misura significativa e destinata a rimanere alta nei prossimi mesi, soprattutto a causa del brusco incremento nel settore energetico (i cui effetti, a pioggia, si sono intensificati in molti settori). Attualmente, secondo l’Eurotower, a seguito dei picchi raggiunti dai prezzi in generale, le famiglie si trovano a sostenere un costo della vita più elevato e le imprese stanno facendo fronte all’incremento dei costi di produzione. Le tensioni sono così elevate che, secondo la Bce, un eventuale indebolimento della domanda nel medio termine ridurrebbe anche le pressioni sui prezzi. A marzo l’inflazione nell’Eurozona è balzata al 7,5% dal 5,9% di febbraio (con l’energia rincarata del 45% rispetto allo stesso mese del 2021).
Ci sono anche fattori compensativi
Sul fronte dell’economia la Bce ha rilevato che, comunque, ci sono anche fattori compensativi che sorreggono la ripresa: dagli interventi fiscali di ristoro alla possibilità per le famiglie di attingere ai risparmi accumulati durante i lockdown. Inoltre, la riapertura di quei settori più colpiti dalla pandemia e il vigore mostrato dal mercato del lavoro continueranno a sostenere i redditi e la spesa. Il sostegno delle politiche monetarie e di bilancio, secondo l’Eurotower, rimane cruciale in questa fase. Senza contare che l’attuazione dei piani di investimento e riforma nell’ambito del Next Generation EU accelererà la transizione energetica ed ecologica. Ciò dovrebbe contribuire alla crescita e alla capacità di tenuta dell’Eurozona nel lungo periodo.