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Bce: forse la strada dei rialzi è al capolinea
Gli analisti ritengono che il rialzo dei tassi potrebbe essere l’ultimo del ciclo perché l'inflazione nell'area diminuirà nei prossimi mesi. Impiegheranno però molto a scendere perché l'economia è meno debole di altre. Bisogna monitorare il mercato del lavoro per capire la direzione della Bce.
Gli ultimi dati pubblicati a inizio settembre avevano illuso i mercati: credevano che questa volta la Bce si sarebbe presa una pausa. Invece, per la decima volta consecutiva, ha alzato i tassi – di 25 punti base - al nuovo massimo da quando è stata costituita l’Eurozona: quelli sulle operazioni di rifinanziamento principali al 4,50%, quelli sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 4,75% e quelli sui depositi presso lo sportello centrale al 4%. Dall’inizio del ciclo, poco più di un anno fa, li ha alzati complessivamente di 450 punti base. E la Bce raccoglie i frutti della propria politica, riconoscendo che il surriscaldamento dell’economia si sta affievolendo, anche se non così in fretta come auspica, e correggendo in calo le stime sulla crescita.
Nella decisione ha pesato di più il rischio inflazione
L’attenzione degli investitori oggi si sposta ancora di più sulla possibile durata della stretta monetaria ma, ha subito chiarito la Presidente della Bce, Christine Lagarde, non si può dire se questa abbia già raggiunto il picco. L’ultimo ritocco dei tassi non era comunque scontato, considerato che il quadro macroeconomico nelle ultime settimane aveva mandato indicazioni contraddittorie. Da un lato i tentennamenti evidenziati dalla crescita economica avrebbero potuto sostenere l’eventuale stop, dall’altro lato l’inflazione si è confermata alta, con la componente core che mostra particolare fatica a scendere. Questo mix, secondo Martina Daga, junior macro economist di AcomeA SGR, ha rappresentato una valida argomentazione per un ulteriore rialzo dei tassi.
Perché la reazione positiva dei mercati?
L’ultimo Consiglio direttivo della Bce ha però rivelato una spaccatura nel board: nonostante l’ulteriore stretta sia stata supportata dalla maggior parte dei membri, alcuni di questi avrebbero preferito una pausa. Un aspetto che ha aiutato i mercati a leggere il rialzo in modo dovish, mettendo l’accento su una frase contenuta nella nota finale che potrebbe lasciare intendere che i tassi potrebbero avere toccato un livello sufficientemente restrittivo e che, se mantenuti per un tempo abbastanza lungo, contribuiranno a riportare l’inflazione al target del 2% tempestivamente. Una lettura che ha favorito la risalita sia dell’obbligazionario sia del mercato azionario e, di fatto, la speculazione sui tempi di un eventuale taglio dei tassi.
Le correzione al ribasso del Pil
Decisamente ottimista Alvaro Sanmartin, chief economist di Amchor IS, il quale prevede che nell’area l'inflazione di fondo sia destinata a scendere in modo significativo nei prossimi mesi e che questo significherà che la Bce non dovrà aumentare ancora i tassi d’interesse. Contestualmente considera che l'economia europea sia meno debole di altre e, di riflesso, anche che i tassi impiegheranno molto tempo a scendere. In altre parole, l’esperto ritiene che l’ultima riunione della Bce sia stata positiva e darà fiducia al mercato. Intanto l’Eurotower ha comunque corretto sostanzialmente in ribasso le previsioni per la crescita economica del Pil: allo 0,7% per quest’anno (da +0,9% indicato a giugno), all'1% per il prossimo (da +1,5%) e all'1,5% per il 2025 (da + 1,6%).
Un occhio di riguardo al mercato del lavoro
Nonostante non siano stati nascosti i timori sulle prospettive di crescita, per il momento ha notato Martina Daga, junior macro economist di AcomeA SGR, lo staff della Bce non si proietta in una recessione economica. Durante la conferenza stampa – ha aggiunto - è stato inoltre sottolineato come il mercato del lavoro rimanga molto forte nell’Eurozona, nonostante il rallentamento economico, con una crescita salariale al 5,5%, la partecipazione alla forza lavoro in crescita e il tasso di disoccupazione ai minimi storici (rispettivamente pari a 75% e 6,4%). Tuttavia, in questo momento si monitorano attentamente le nuove assunzioni nel terziario, particolarmente labor intensive; settore che finora era in espansione e solo recentemente ha iniziato a dare segni di rallentamento.
Perché monitorare il mercato del lavoro per cercare di anticipare le mosse della Bce? Lo spiega Tomasz Wieladek, chief european economist di T.Rowe Price, secondo cui è probabile che l’Eurotower stia sottovalutando l'effetto dell'ampia stretta adottata finora. L’economista ritiene che il mercato del lavoro sia destinato a cambiare direzione più rapidamente del previsto. A luglio la disoccupazione è già salita in Germania, Italia e Francia, mentre il tasso complessivo (ancora al minimo storico) è stato forzato dal dato della Spagna (dove però il quadro si sta deteriorando). In passato, ricorda Wieladek, la Bce ha tagliato quando il mercato del lavoro ha iniziato a peggiorare in maniera significativa. L’esperto crede che arriveremo a questa fase nei prossimi sei mesi circa.
Il taglio dei tassi potrebbe essere anticipato
Lo scenario implicherebbe un taglio dei tassi anticipato rispetto a quello attualmente previsto dai mercati. Il consenso dei mercati va verso un taglio entro il prossimo luglio, mentre prima dell’ultima riunione della Bce questa possibilità era data appena al 30%. Quando il mercato del lavoro avrà cambiato direzione, la Bce - stima Wieladek - opterà nel prossimo anno per un taglio significativo. I mercati, aggiunge, dovranno comunque prezzare ulteriori tagli alla curva nel corso del 2024, sulla base della debolezza dei dati che emergeranno nei prossimi mesi. Il corso dell'euro, nel frattempo, dipenderà sempre più dai dati e si deprezzerà ulteriormente, fino a scendere a 1,05 contro il dollaro entro la fine dell’anno, dato che si prezzano altri tagli.