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Bce: il nodo è l’inflazione, il taglio dei tassi è rinviato
La Bce prevede la crescita nell'Eurozona in rallentamento. Le tensioni geopolitiche, dalla guerra in Ucraina ai conflitti in Medio Oriente, influenzano i prezzi dell'energia, sollevando interrogativi sulla speculazione nei mercati energetici e sull'equilibrio tra domanda e produzione.
Nell’Eurozona la graduale tendenza alla disinflazione è sì proseguita, ma non abbastanza da permettere alla Bce di allentare le redini del costo del denaro. Infatti, ricorda nel Bollettino mensile, la Banca centrale europea nella riunione del 7 marzo ha lasciato invariati i tassi d’interesse: sulle operazioni di rifinanziamento principali al 4,5%, sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 4,75% e sui depositi al 4%. In linea con le attese, in quanto l’Istituto resta sempre impegnato fermamente a garantire il ritorno dell’inflazione al 2% nel medio termine. Per ribadire il concetto, il Consiglio direttivo ha confermato di ritenere che i tassi attuali siano appropriati e, se mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, contribuiranno significativamente al raggiungimento dell’obiettivo.
Nessuna fuga in avanti
Perciò da parte dell’Eurotower non ci saranno fughe in avanti: le sue future decisioni, infatti, assicureranno che i tassi di interesse siano mantenuti a livelli restrittivi il necessario. E qualsiasi modifica della policy sarà guidata dai dati disponibili, che determineranno – viene precisato nel Bollettino - il grado e la durata dell'orientamento restrittivo. In ogni caso, il Consiglio direttivo è pronto a utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per garantire il ritorno dell'inflazione all’obiettivo di medio termine e preservare un efficace trasferimento della politica monetaria. Nel frattempo, però, come ha annunciato la stessa Presidente, Christine Lagarde, all’interno del Consiglio è iniziato il dibattito sull’inversione del ciclo (in direzione ‘dovish’) della politica monetaria.
Previsioni sui prezzi corrette in ribasso
La crescita, infatti, continua a rallentare, così come stanno frenando anche le pressioni inflative. A questo proposito, le proiezioni della Bce per l'area dell'euro indicano una revisione al ribasso dell'inflazione, principalmente a causa del minore contributo da parte del capitolo energia. Secondo gli stessi esperti, nell’Eurozona l'inflazione media si collocherebbe al 2,3% nel 2024, al 2% nel 2025 e all'1,9% nel 2026. Pur con questo scenario e nonostante l'allentamento delle misure dell'inflazione di fondo, le pressioni sui prezzi secondo l’analisi della Bce rimangono elevate a causa, in parte, della crescita salariale. Per contro, le condizioni di finanziamento restrittive e gli incrementi passati dei tassi d’interesse continuano a incidere sulla domanda, contribuendo al calo dell'inflazione.
Frena anche la crescita economica
Il recente ciclo rialzista dei tassi sta avendo anche un impatto sulla crescita economica. La Bce, infatti, ha rivisto al ribasso la proiezione relativa alla crescita per quest’anno, allo 0,6%. L’attività dovrebbe inoltre rimanere moderata nel breve periodo, per poi salire dell’1,5% nel 2025 e dell’1,6% nel 2026, sostenuta inizialmente dai consumi e in seguito anche dagli investimenti. In particolare, rispetto alle stime di dicembre degli esperti dell’Eurosistema, le prospettive di crescita del PIL sono state riviste al ribasso per il 2024, mentre sono rimaste sostanzialmente invariate per il biennio successivo. In sintesi, nonostante la debolezza macro, la Bce prevede una ripresa graduale nel corso dell'anno, sostenuta dall'aumento del reddito disponibile reale e dall'attenuazione degli effetti degli aumenti dei tassi passati.
Energia, tutto dipende dal quadro geopolitico
La Bce, nel Bollettino, ha dedicato un capitolo all'aumento della volatilità dei prezzi del petrolio e del gas in concomitanza con i rischi geopolitici, tra cui la guerra in Ucraina e il conflitto in Medio Oriente: aspetto che ha suscitato interrogativi sull'effetto della speculazione sui mercati energetici. Sebbene i corsi siano aumentati dopo la pandemia, con notevole volatilità durante la ripresa post-pandemica, le recenti tensioni geopolitiche hanno ulteriormente sollevato timori di instabilità. Queste pressioni, comunque, al momento sono bilanciate dalla debolezza della domanda e dall'aumento della produzione non-Opec. Nonostante le tensioni, i prezzi del gas sono rimasti inferiori ai livelli del 2022. Per la Bce è importante capire se i prezzi riflettono principalmente i fondamentali o se sono influenzati da fattori speculativi.