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Bce: inflazione ancora alta, in arrivo nuovi rialzi dei tassi
Nuova stretta del credito nell’Eurozona. La Bce ha alzato il tasso sui depositi al 3,25 per cento, quello sulle operazioni di rifinanziamento al 3,75 per cento e quello sul prestito marginale al 4 per cento. La Presidente Lagarde ha anticipato nuovi rialzi, in funzione dei dati che arriveranno.
La Bce rallenta la marcia, ma guarda con sempre apprensione al quadro inflativo. Infatti, come previsto dalla maggior parte degli osservatori, il Consiglio direttivo ha aumentato di 25 punti base i saggi di riferimento, spostando il tasso sui depositi al 3,25%, quello sulle operazioni di rifinanziamento al 3,75% e quello sul prestito marginale al 4%. Per l’Eurozona è il settimo rialzo di seguito del costo del denaro (una corsa iniziata il 27 luglio 2022), oggi quasi il più caro degli ultimi 15 anni (ottobre 2008). Benché la mossa sia più contenuta rispetto ai ritocchi di 50 punti base cui la Bce ci aveva abituati nelle precedenti riunioni (dicembre, febbraio, marzo), il tono dell’Eurotower rimane hawkish. In altre parole, come preannunciato dalla stessa Presidente, Christine Lagarde, ci dobbiamo aspettare nuove strette del credito.
Lagarde, non stiamo facendo alcuna pausa
Ma cosa nasconde il rialzo di soli 25 punti base? Gli analisti ritengono che la Bce abbia voluto conservare altre frecce al proprio arco perché l’inflazione, dopo una momentanea frenata, è tornata a rialzare la testa. Lagarde, d’altronde, non lascia spazio a molti dubbi quando chiarisce che il Consiglio direttivo resta determinato e concentrato nella lotta contro l’inflazione e, soprattutto, quando ha sottolineato che non sta facendo alcuna pausa perché, anche sulla base delle proiezioni di marzo, c’è ancora molta strada da percorrere per riportare l’inflazione verso il target ufficiale del 2%. Pur essendo "dipendente dai dati", secondo Azad Zangana, senior european economist and strategist di Schroders, è chiaro che l’Eurotower non è ancora soddisfatta dei progressi compiuti sul fronte delle tensioni sui prezzi.
Il rischio del mercato del lavoro
Il cambio di passo, ammette l’esperto, potrebbe comunque indicare che la Bce è prossima a terminare l’inasprimento della politica monetaria. A sostegno di questa tesi ha contribuito la stessa Presidente, evidenziando come i passati aumenti dei tassi "si stiano trasmettendo con forza" e che la recente Bank Lending Survey ha suggerito che i saggi sono oggi in territorio restrittivo. Contestualmente, rileva Zangana, le banche hanno segnalato un calo nella creazione di prestiti, proprio a causa dell'aumento dei tassi di interesse, ma anche della minore domanda nell'economia. Per contro, il mercato del lavoro continua ad essere resistente, con l'ultima stima del tasso di disoccupazione di marzo che ha mostrato un ulteriore calo al 6,5%. Questo viene considerato uno dei rischi al rialzo per l'inflazione.
Picco dei tassi vicino, con ritocco atteso a giugno
In Schroders prevedono che la Bce aumenterà i tassi di un altro 0,25% a giugno, ma dopo questo le probabilità di ulteriori aumenti sono minori. Tuttavia, se l'inflazione continuerà a essere più vischiosa (soprattutto sul fronte dei servizi), ci si potrebbe aspettare un ulteriore rialzo dei tassi a luglio. Questo scenario – sottolinea infine Zangana - porterebbe però la politica in un territorio molto restrittivo, forse addirittura troppo restrittivo, al limite dell'errore di policy. In sintonia sono le valutazioni che arrivano dagli analisti di AcomeA, secondo i quali la forward guidance è chiara sul fatto che ancora il ciclo dei rialzi non è arrivato a un termine e che le future decisioni rimarranno completamente dipendenti dai dati. Senza contare, sottolineano, che il momentum della crescita è ancora molto forte.
Le conseguenze sui mutui a tasso variabile
Gli effetti di una politica monetaria restrittiva sono destinati a essere rilevanti per i mutui a tasso variabile. Un mercato, quello dei prestiti ipotecari, che secondo il Codacons vale in Italia 436 miliardi. Se l’ultimo rialzo della Bce dovesse essere traslato all’Euribor (riferimento delle banche per calcolare gli interessi di un mutuo indicizzato), quello a un mese salirebbe al 3,34% (da 3,09%) e tre mesi al 3,52% (3,27%). Quindi, stima il Codacons, se si considera una fascia media di mutuo a tasso variabile tra 125mila e 150mila euro a 25 anni (termini più diffusi nel Paese), la rata mensile salirebbe di 15-25 euro. A marzo, nonostante queste ripercussioni, una ricerca di Experian rileva una chiara ripresa delle richieste di mutui (+15,5%), affiancata anche da un'altrettanto rassicurante crescita dell’importo medio (+17%).