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Bce: lascia invariati i tassi, ma la view rimane falco
La Bce ha adottato una posizione meno dovish delle attese e, gelando le attese del mercato, ha confermato che non sono stati discussi tagli dei tassi durante l'ultima riunione. È stata sottolineata la necessità di una politica monetaria sufficientemente restrittiva per controllare l'inflazione.
La Bce, per il secondo meeting, ha confermato i tassi d’interesse (dopo averli alzati di 450 punti base dall’inizio del ciclo, luglio del 2022), lasciando quindi quelli sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%. Tutto come previsto, ma chi si aspettava una retorica in linea con l’enfasi che la Fed ha tracciato in prospettiva per la propria politica monetaria si sbagliava. Infatti, come ha notato tra gli altri Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price, le previsioni dello staff dell’Eurotower sostengono chiaramente un orientamento di politica monetaria da falco. In particolare, per quanto riguarda le stime per l'inflazione core CPI, che la indicano al 2,3% nel 2025 e al 2,1% nel 2026.
Troppo entusiasmo, il target dell’inflazione resta distante
Sono valori nettamente superiori all'obiettivo ufficiale del 2% e rappresentano un forte segnale del fatto che la Banca centrale europea manterrà i tassi all'attuale livello del 4% ancora per qualche tempo. In altre parole, secondo l’economista, questo è il modo in cui la Bce comunica ai mercati finanziari che è stato dato troppo peso ai dati deboli sull’inflazione CPI di novembre. A sorpresa, la Bce ha annunciato anche il quantitative tightening sul PEPP. Ciò è, con tutta probabilità, dovuto all'ampio rally descritto dai bond dell'Eurozona nell'ultimo mese, che ha dato alla Bce l'opportunità di annunciare questa mossa senza rischiare un indesiderato crollo del mercato. Ciò alimenta l'impressione che l’Eurotower voglia inviare ai mercati il messaggio che attualmente stanno prezzando un eccessivo allentamento.
Il board non ha discusso di eventuali tagli
Anche per Álvaro Sanmartín, chief economist di Amchor IS, la Bce è stata molto meno dovish rispetto alla Fed. Pur rilevando che i tassi hanno raggiunto il massimo, sottolinea l’esperto, la stessa Presidente, Christine Lagarde, ha affermato in modo esplicito (“at all”) che non sono stati discussi tagli dei tassi di interesse durante l’ultima riunione. Senza contare che, subito dopo, ha proseguito con la solita retorica: è necessaria una politica monetaria sufficientemente restrittiva per un periodo di tempo sufficientemente lungo al fine di controllare l'inflazione. La numero uno dell’Eurotower, pur ammettendo chiari progressi contro l’inflazione, ha sottolineato che, per ottenere ulteriore fiducia nel processo di disinflazione, sarà importante seguire nei mesi prossimi il comportamento dei margini delle imprese e dei salari.
I tre criteri che guidano l’Eurotower
Un monito sottolineato dalla stessa Bce, che ammette di non vedere segnali di moderazioni salariale. Secondo Martina Daga, macro economist di AcomeA SGR, sono tre i criteri che guidano la Bce: l’outlook di inflazione, il livello di inflazione sottostante e la forza del meccanismo di trasmissione della politica monetaria. C’è dunque da aspettare ancora per capire l’indirizzo che potrebbero prendere i saggi, visto che le ultime proiezioni d’inflazione sono basate su condizioni passate, mentre i dati sui salari relativi al primo trimestre del prossimo anno, probabilmente l’elemento che ancora manca davvero alla Bce, verranno pubblicati solo con un certo ritardo rispetto alla fine del trimestre di riferimento. Per quanto riguarda la crescita, i rischi restano orientati al ribasso, a causa delle guerre in Ucraina e in Medio Oriente.