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Bce: nuovo rialzo dei tassi, ma vigila sul sistema banche
La Bce ha rispettato le attese, alzando i tassi all’insù di altri 50 punti base, mentre assicura di rimanere vigile rispetto alle news che riguardano il sistema bancario con le crisi di SVB e Credit Suisse. Pronta a iniettare liquidità se ce ne fosse bisogno. Atteso il picco dei tassi in estate.
La Bce, crisi del sistema bancario o meno, non cambia rotta, nel rispetto del proprio mandato di controllore dell’inflazione. Il Consiglio direttivo nella riunione di marzo ha infatti alzato, come ampiamente previsto, i tassi di riferimento di altri 50 punti base, portando quelli sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso lo sportello della stessa Banca centrale rispettivamente al 3,50%, al 3,75% e al 3%. Nella nota che ha chiuso l’incontro evidenzia le proprie preoccupazioni, mettendo in conto che l’inflazione dovrebbe rimanere troppo elevata per un periodo di tempo eccessivamente lungo. L’ultima stretta, quindi, riflette la sua determinazione ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione verso il target di medio termine del 2%.
Segue con attenzione le news che arrivano dai mercati
La Banca centrale europea rimane comunque vigile rispetto alle news che arrivano dai mercati. Non fa mistero che il suo faro, in particolare, è rivolto agli ultimi avvenimenti che hanno visto crollare alcuni istituti di credito, con le posizioni più critiche nelle vicende della statunitense Silicon Valley Bank e dell’elvetica Credit Suisse. Il Consiglio direttivo, precisa infatti la nota, segue con molta attenzione le tensioni in atto sui mercati ed è pronto – ha assicurato – a intervenire ove necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria dell’Eurozona. Al momento la situazione del sistema è sotto controllo: il settore bancario dell’area, secondo l’analisi dell’Eurotower, è infatti dotato di buona capacità di tenuta, con solide posizioni sia di capitale, sia di liquidità.
Pronta a fornire liquidità in caso di emergenza
In ogni caso, riporta la nota, la Bce ha a sua disposizione tutti gli strumenti necessari per fornire liquidità a sostegno del sistema finanziario dell'Eurozona, qualora ve ne sia l'esigenza, e per preservare l'ordinata trasmissione della propria politica monetaria. In altre parole, l’Istituto rimarrà vigile ma manterrà la propria posizione perché l’inflazione fatica a rientrare a causa delle pressioni che arrivano dal settore energetico. La Bce mette in conto per quest’anno una media del 5,3%, che scenderà al 2,9% nel prossimo per poi assestarsi al 2,1% nel 2025 (vicino al target ufficiale); ma c’è anche un altro obiettivo che spiega il suo rigore: l’economia dell’Eurozona tiene meglio del previsto, al punto che i propri esperti hanno rivisto al rialzo le stime della crescita, all’1% di media nel 2023, all’1,6% nel 2024 e nel 2025.
Il picco dei tassi entro l’estate
Il quadro ottimistico era d’altronde stato anticipato nei verbali dell’ultima riunione del Consiglio direttivo, quella di inizio febbraio, dove i governatori avevano preso atto della sorprendente resilienza dimostrata finora dall’economia dell’Eurozona. Tra i policy maker è dunque prevalsa la percezione che la congiuntura stia andando incontro a un atterraggio morbido ed eviterà probabilmente la recessione. Una condizione che dovrebbe permettere alla stessa Bce di prendere le dovute misure contro l’inflazione, senza per questo incidere sulle capacità dell’economia. E già si prevede che la dinamica della politica creditizia della Bce possa raggiungere il picco entro la prossima estate, al massimo a settembre. È quanto si auspica il numero uno della Banca centrale francese, Francois Villeroy de Galhau.