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Borsa: come navigare tra dazi, volatilità e nuove opportunità

In un contesto di dazi elevati e di inflazione, si dovrebbe spuntare su imprese resilienti: con bassa leva finanziaria, buoni flussi di cassa e capacità di trasferire l’aumento dei costi ai consumatori senza perdere domanda, specialmente quelle esposte a megatrend come IA, transizione e reshoring.

22/04/2025
grafico con dollari ed euro
Analisi sugli effetti dei dazi nei mercati azionari

L’impennata dei dazi commerciali su larga scala imposti dagli Stati Uniti, al momento sospesi per tre mesi (eccetto che per la Cina), ha generato un significativo cambiamento nel panorama macroeconomico globale e di tutti i mercati finanziari. Di riflesso, anche le attese sulla dinamica della politica monetaria sono cambiate. Le Borse hanno reagito con volatilità crescente, le aspettative di crescita economica sono state riviste dovunque al ribasso e il rischio recessione è tornato in primo piano (in particolare negli Usa). In questo scenario in evoluzione, alcune tra le principali case di investimento condividono un approccio comune improntato alla cautela, alla selettività e alla ricerca attiva di opportunità, visto un contesto in rapida trasformazione e considerati gli ‘‘stop and go’’ arrivati dall’Amministrazione Usa.

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Investitori, tra incertezza e riposizionamento strategico

In questo contesto la ‘‘strada maestra’’ per gli investitori è quella di non farsi prendere dal panico. Secondo T. Rowe Price, infatti, intervenire bruscamente sull’asset allocation in momenti di forte incertezza espone il portafoglio al rischio di perdere eventuali rimbalzi. Per questo, i loro portafogli multi-asset mantengono livelli di rischio vicini ai benchmark, con particolare attenzione alla liquidità, aumentata a scapito dei titoli di Stato di alta qualità e ai bond indicizzati all'inflazione. L’obiettivo è di avere la flessibilità necessaria per cogliere opportunità in un contesto turbolento. Allo stesso tempo, secondo i suggerimenti che arrivano da TCW, l’investitore non può dimenticare la necessità di concentrarsi su titoli resilienti, cioè aziende con pricing power, bassa leva finanziaria e flussi di cassa solidi.

Da seguire le aziende con il ‘pricing power’

In uno scenario in cui i dazi potrebbero far salire le tariffe d'importazione fino al 24% – il livello più alto degli ultimi cento anni – le imprese più solide saranno quelle meno dipendenti dal ciclo economico, in particolare quelle esposte a megatrend strutturali come intelligenza artificiale, transizione energetica e reshoring. In questo contesto, sono da monitorare le aziende in grado di trasferire a valle (ai consumatori) l’aumento dei costi che subiscono (dalle commodity alla manodopera, ai dazi,) senza per questo scontare forti diminuzioni della domanda. Comunque, come osservano gli esperti di Schroders, gli investitori devono prendere atto che i nuovi dazi non sono più solo uno strumento tattico, ma – come la guerra commerciale che sta emergendo - una componente strutturale della politica industriale statunitense.

La diversificazione per difendersi dall’ottovolante

L'impatto immediato dei dazi adottati dall’Amministrazione Usa è stato il crollo dell’S&P 500 e un peggioramento del sentiment globale. È stato subito chiaro che le supply chain, già colpite dalle misure precedenti, non hanno più la stessa capacità di adattamento. Di conseguenza, le aziende con strategie di lungo periodo, diversificazione e forza competitiva appaiono oggi quelle meglio posizionate per affrontare la nuova normalità. Dal punto di vista settoriale, tutti e tre i gestori pongono l’accento su comparti difensivi o strutturalmente solidi. T. Rowe Price, per esempio, privilegia i settori ciclici con valutazioni attraenti nei mercati extra-Usa, in particolare nel Regno Unito e nei Paesi emergenti, dove le politiche monetarie accomodanti e gli stimoli fiscali forniscono un supporto significativo.

L’azionario non Usa diventa più interessante

TCW e Schroders guardano con favore ai settori legati ai megatrend e ad aziende con capacità di adattarsi a un contesto commerciale più rigido, imposto dalle tariffe Usa. Geograficamente, secondo gli esperti, si tende a un progressivo spostamento dell’interesse dagli Usa verso mercati meno colpiti dai dazi. L’indebolimento del dollaro, per esempio, e le politiche espansive adottate in Europa, potrebbero rendere gli asset non statunitensi più interessanti, anche alla luce di valutazioni più convenienti. Così l’impatto dei dazi sul commercio globale, sulle supply chain e sul sentiment degli investitori si sta rivelando profondo e potenzialmente duraturo. Le tre case di gestione concordano sulla necessità di adottare un approccio più resiliente e selettivo, con forte enfasi sulla qualità dei fondamentali aziendali e sulla diversificazione.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

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